Fa sesso con la collega sposata e la filma: condannato a due anni per il video in Rete

Rimini

RIMINI. Due anni di reclusione per avere girato e diffuso il video di sei minuti nel quale faceva sesso con la collega sposata, poi approdato su internet. E’ la condanna inflitta ieri dal giudice Raffaella Ceccarelli a un impiegato cinquantenne, difeso dall’avvocato Filippo Airaudo, ritenuto responsabile di diffamazione aggravata e violazione della privacy, ma assolto dall’interferenza illecita nella vita delle persone e dalla pubblicazione di oscenità. Il filmato a distanza di anni è diventato virale ed è ancora in circolazione. Lei l’ha scoperto dopo molto tempo, quando già l’avevano guardato tutti nella località in cui vive, compresi i compagni di classe del figlio, costretto a cambiare scuola.

Video ancora in rete

Nonostante i tentativi non è riuscita a far sparire il filmato dal web; non ci riuscirà mai, hanno spiegato al giudice gli investigatori della polizia postale. In aula ha confidato di aver pensato al suicidio come Tiziana Cantone (il pm onorario Simona Bagnaresi, che aveva chiesto la pena di tre anni e sei mesi, ha ricordato il tragico epilogo del caso). Travolta dalle battute volgari e dalla gente che si dava di gomito, è stata salvata dall’amore dei suoi familiari, a partire dal marito che le ha perdonato l’ormai datato sbandamento. La signora, una quarantenne del Riminese (viene omesso ogni dettaglio che possa renderla anche indirettamente riconoscibile) guarda avanti, ma non dimentica chi l’ha ferita, tradendo la sua intimità per metterla nelle mani di tutti: non si è costituita parte civile per evitare “pubblicità”, ma ha intentato una causa civile parallela nella quale chiede 150mila euro di risarcimento (è assistita dall’avvocato Roberto Giannini). La decisione del giudice Costanza Perri è attesa in autunno. Siccome il cinquantenne sostiene di non riconoscersi nel filmato incriminato (nel quale il protagonista maschile che impugna il telefonino non è mai inquadrato in faccia), in sede civile per scoprire se si tratta proprio di lui ha chiesto una perizia medico-legale che confronti voce e caratteristiche anatomiche dei genitali. Sulla vicenda penale incombe la prescrizione: un “ombrello” al quale l’imputato ha dichiarato di voler rinunciare, convinto di poter dimostrare la propria innocenza, senza però poi che ne sia seguita una formale rinuncia. Ricorrerà in appello: nega, in ogni caso, che sia stato lui a diffonderlo. In aula la signora ha trattenuto le lacrime a stento. «Mi sono lasciata riprendere. Mi fidavo di lui, era un momento difficile della mia vita: avevo perso la testa». Una deposizione a porte chiuse, in una precedente udienza, nel corso della quale ha ripercorso la storia, ricostruibile anche attraverso le carte giudiziarie.

La relazione extraconiugale, l’unica in lungo matrimonio ora più saldo di prima, dura poco. Quattro anni dopo, quando un amico di famiglia la chiama, la crisi è alle spalle: «Sei sulla bocca di tutti». Il video è sui principali siti porno e sta girando all’impazzata: dopo aver fatto il giro del mondo è ripiombato nel bar sotto casa. «Devi dirlo a tuo marito, prima che lo scopra da solo». Facile a dirsi, ma ora capisce le occhiate delle altre mamme che sembrano evitarla, i mancati inviti in pizzeria, l’impressione di essere riconosciuta, additata e derisa. Peggio che girare nuda per strada. Cambia il taglio e il colore ai capelli. Infine, la difficile rivelazione al coniuge che non la prende bene. Nel filmato c’è la donna che lui ama impegnata con uno sconosciuto senza volto in pratiche che con lui abitualmente non fa, e pensare che stanno assieme da una vita. Per superare il trauma di aver visto coi propri occhi quello che altri nella sua situazione non vogliono neanche immaginare e consapevole che il tradimento è di dominio pubblico, gli ci vorrà del tempo. Ma non abbandona la moglie alle crisi di panico e alla depressione. La gente prima o poi dimentica: nessuno è così importante per gli altri.

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