Capo di gabinetto senza laurea: ora pagano sindaco ed ex assessori

Rimini

RIMINI. Il Capo di gabinetto del Comune era senza laurea e non gli spettavano quei 23mila euro di stipendio in più e l’indennità ad personam di 38mila euro. Il sindaco e gli assessori dell’ex giunta dovranno pagare un conto da 61.481 euro euro che dovrà essere versato in base alla sentenza della Corte dei conti che ha respinto l’appello proposto da Andrea Gnassi e i sette esponenti di Giunta coinvolti, già condannati nel dicembre del 2014: Roberto Biagini, Sara Visintin e Irina Imola, Nadia Rossi, ormai ex, e Gian Luca Brasini, Jamil Sadegholvaad e Massimo Pulini, invece ancora in carica. Questi ultimi dovranno versare 4.081 euro a testa, mentre primo cittadino e la segretaria generale Laura Chiodarelli dovranno pagare 16.457 euro a testa.

Il danno erariale

Si tratta di una vicenda partita anni fa: Sergio Funelli, capo di gabinetto, non era provvisto di laurea, come invece le norme della pubblica amministrazione richiedevano per chi all’epoca dei fatti - dal luglio l 2011 a ottobre 2013 - era inquadrato con il contratto di categoria D.

In realtà, anche se il danno erariale era stato quantificato in 133mila euro, era stato comunque stimato che nel complesso dovrà essere restituita solo la differenza economica dal 20 luglio 2011, quando è scattata l’assunzione del capo di gabinetto, al 31 ottobre 2013, data a partire dalla quale la stessa amministrazione comunale, prima dell’arrivo della sentenza, ha cambiato contratto a Funelli, inquadrandolo nella categoria C, che non prevede la laurea, eliminando anche l’indennità ad personam. Il totale che sarà ridato alle casse del Comune ammonta quindi a 61.481 euro, somma che comunque gli amministratori non pagheranno di tasca propria perché coperti da assicurazione.

Renzi: danno evitabile

Il caso era stato portato alla luce dal consigliere comunale di Fratelli di Italia Gioenzo Renzi e dalla collega di opposizione, Giuliana Moretti (Ncd), i quali avevano fatto la segnalazione alla Corte dei conti già da fine 2011. Proprio Renzi, adesso, alla luce di questa sentenza che mette la parola fine spiega che «è stata confermata la bontà di quanto avevo rilevato diversi anni fa e il fatto che io non stato ascoltato allora ha portato a un danno erariale che la comunità poteva risparmiarsi». Nel mirino del consigliere di opposizione finisce quindi «l’atteggiamento del sindaco Gnassi, il quale è stato supponente», continua Renzi, «la sua presunzione di onnipotenza lo ha portatoa tirare a dritto, mentre sarebbe bastato un po’ di buonsenso e la partita si sarebbe chiusa già da tempo senza esborsi da parte di nessuno».

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