Caterina Balivo e il fotoreporter: la disputa continua davanti al giudice

Rimini

RIMINI. La conduttrice televisiva e il fotoreporter si accusano reciprocamente e così si ritroveranno “assieme” a processo nella duplice veste di imputati e parti offese. Sarà il giudice di pace del Tribunale di Rimini, a partire dall’udienza dell’8 giugno prossimo, ad accertare quanto accaduto esattamente due anni prima (9 giugno 2016) nello stesso palazzo di giustizia, tra Caterina Balivo (difesa dall’avvocato Filippo Cocco) e il riminese Manuel Migliorini (difeso dall’avvocato Tiziana Casali). Questi l’aveva immortalata prima che l’ex modella fosse chiamata a deporre nell’ambito di una causa per diffamazione intentatale dall’associazione di categoria delle estetiste (Caterina Balivo venne poi assolta). La conduttrice televisiva si era prestata di buon grado agli scatti, poi però temendo di essere stata ripresa anche quando era sul banco dei testimoni aveva cambiato evidentemente idea. Stando al resoconto dei cronisti di varie testate presenti in aula quel giorno si era improvvisamente “scagliata” verso il fotografo, sospettato a suo avviso di avere “rubato” dei fotogrammi senza il suo consenso né quello del giudice. La donna, nel cercare di prendere la macchina fotografica dell’operatore lo avrebbe «strattonato per l’avambraccio», secondo quanto recita il capo d’imputazione, percuotendolo. Ma se lei è chiamata a rispondere del reato di percosse, il fotografo riminese si ritrova invece a doversi difendere a sua volta dall’accusa di lesioni. I fatti sono sempre quelli, ma stando alla querela della conduttrice, riportata in sintesi nel capo d’imputazione, sarebbe stato lui invece lui a spingerla contro l’anta della porta dell’aula giudiziaria. Potrebbe avere cercato di “difendere” la sua attrezzatura? Di certo, vista la differenza di stazza, se fosse stato lui ad aggredirla, la showgirl, avrebbe potuto patire delle conseguenze fisiche. In realtà lei, dopo l’accaduto, si è fatta refertare e le è stato diagnosticato uno “stress post aggressione fisica” (un certificato medico parla di una prognosi di quattro giorni). Per ricostruire l’episodio davanti al giudice di pace sono citati in veste di testimoni quanti hanno assistito alla scena: avvocati, giornalisti e anche un ex amministratore locale.

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