Terapia intensiva, un ambulatorio per tornare alla vita

Rimini

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È un ambulatorio in cui l’obiettivo non è solo curare, ma soprattutto l’umanità, la qualità della vita di chi è stato ricoverato in Terapia intensiva. Nasce tutto dall’impegno dell’associazione “Andrea Lupo” e il battesimo è stato celebrato mercoledì negli spazi dell’ospedale “Infermi”.

Il nuovo servizio ha un nome tecnico: Ambulatorio Follow-up Post-Intensivo “Andrea Lupo”. Ma nel lavoro di tutti i giorni, si tratta di un luogo in cui i pazienti usciti dalla Terapia intensiva hanno la possibilità di raccontarsi, di scoprire cosa è successo, manifestare cosa vuol dire vivere in Terapia intensiva e tornare alla propria vita potendo contare sull’aiuto di chi li ha assistiti. Infatti: la sopravvivenza non può essere più considerata l’unico indicatore di successo della cura.

Nasce la Onlus

L’associazione “Andrea Lupo” è nata il 13 gennaio dell’anno scorso, dall’iniziativa di un gruppo di amici e colleghi del dottor Andrea Lupo, noto anestesista e rianimatore dell’ospedale “Infermi”, scomparso nel 2016 quando aveva solo 48 anni.

La onlus non ha scopo di lucro - spiegano i promotori del progetto - e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, ben sintetizzate nel lungo elenco degli obiettivi e degli scopi prefissi: formazione in ambito sanitario, rivolta a personale medico, infermieristico e laico; ricerca scientifica in ambito sanitario; analisi e studio propositivo sul funzionamento e sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini dal sistema socio sanitario locale.

Priorità ed obiettivi

Il primo progetto della onlus era proprio la realizzazione all’interno dell’ospedale di un ambulatorio specialistico per i pazienti dimessi dal reparto di Terapia intensiva, inaugurato mercoledì. L’associazione è impegnata anche nella formazione, tramite una borsa di studio “Michela Maestri e Andrea Lupo”. Un altro obiettivo riguarda l’ospedale come “luogo di cura e che cura”. Si tratta di realizzare, in luoghi preposti all’interno dell’Infermi, attività socio culturali, ricreative e di svago per rendere il luogo “ospedale” sempre meno freddo e sempre più accogliente e vivo per i pazienti e le persone a loro vicine Qualche esempio? La biblioteca, la proiezione di film, oppure la presentazione di libri e di artisti.

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