La criminologa va alla battaglia e querela gli avvocati di Tavares

Rimini

RIMINI

Roberta Bruzzone va al contrattacco e annuncia che querelerà gli avvocati Riccardo Luzi e Alessandro Pinzari. Non si placano le polemiche seguite alla puntata dello scorso 7 aprile di “Ballando con le stelle” che ha spinto i legali di Edson Tavares a scrivere, tra gli altri, alla Commissione di vigilanza Rai ed al Guardasigilli Andrea Orlando per chiedere la cacciata dal programma della criminologa e denunciare un presunto condizionamento dell’opinione pubblica per i commenti fatti sul merito della vicenda giudiziaria che hanno portato anche a fare oggetto le loro persone di pesanti minacce sul web.

«L’iniziativa che i legali del Tavares si preparerebbero ad adottare - scrive l’avvocato Maria Cristina Ciace, da sempre legale della Bruzzone - appare come un ingiustificato e violento attacco rivolto alla mia assistita, che, a ben ascoltare le affermazioni rese, si è limitata ad esternare sincera solidarietà nei confronti della concorrente Gessica Notaro, vittima di una terribile violenza».

Per la Cassazionista del Foro di Perugia «chiedere l’intervento della Commissione di Vigilanza Rai per allontanare la dottoressa Bruzzone suona come un maldestro tentativo di censura, un’intimidazione, posto che, se Tavares ritiene di essere stato leso nei suoi diritti, ha modo per tutelarli dinanzi all’autorità giudiziaria».

E ancora: «Prima di scrivere questa lettera - sottolinea l’avvocato Ciace - ho ascoltato ripetute volte le parole pronunciate in trasmissione. La mia assistita ha manifestato il suo pensiero in toni garbati ed educati: vicina anche nella sua attività professionale alle donne vittime di violenza, ha espresso sincera e profonda solidarietà nei confronti di Gessica Notaro e non ha espresso alcuna espressione denigratoria è stata rivolta al Tavares».

Chi invece a suo avviso ha avuto un comportamento «molto grave» sono i «colleghi Luzi e Pinzari» che oltre ad aver «attribuito alla dottoressa Bruzzone manifestazioni di pensiero non esternate», hanno «proferito nei suoi confronti espressioni del tipo “da criminologa, quale sarebbe”, svilendone incomprensibilmente la professionalità di psicologa e criminologa». All’avvocato Ciace così come a Roberta Bruzzone, «sfugge la motivazione sottesa a tale aggressivo intervento, che rinnova il dolore della vittima creando una sterile polemica mediatica e non giova a nessuno, tanto meno all’imputato».

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