Insulti sessisti e razzisti contro Lisi: chiesto il processo per tredici

Rimini

RIMINI. La procura della Repubblica ha chiuso il fascicolo aperto dopo l’esposto denuncia presentato dalla vice sindaca Gloria Lisi per diffamazione aggravata ed ha chiesto il rinvio a giudizio di 13 dei diciannove indagati (diversi dei quali di estrema destra). Per sei persone, infatti, è stata costretta a chiedere l’archiviazione. Nonostante l’impegno, la polizia postale, delegata alle indagini, complice la totale mancanza di collaborazione di Facebook, non è stata in grado di dare un nome agli “eroici codardi” che hanno usato un nome falso per coprire la numero due della Giunta Gnassi di epiteti ed insulti a sfondo sessuale. Per uno degli indagati il pubblico ministero Marino Cerioni chiede il processo anche per istigazione all’odio razziale. La foto a corredo del suo profilo Facebook ritraeva il volto di Hitler che invitava ad andare a fare un pieno di benzina e sullo sfondo un campo nomadi in fiamme.

L’aggressione verbale

Facebook, una delle piazze del Ventunesimo secolo dove chiunque può linciare, coperto se vuole anche dall’anonimato e seduto comodamente sul divano di casa, chi ha l’ardire di vedere il mondo con occhi diversi dai propri. Gli utenti del social erano “insorti” contro Gloria Lisi, quando il Comune aveva postato sulla propria pagina Fb la foto che ritraeva la vice sindaca nonchè assessora ai Servizi sociali in compagnia di Emmanuel Nnumani, giovane nigeriano richiedente asilo politico accoltellato e poi investito dal proprio aggressore in viale Trieste la sera del 22 marzo del 2017. Incontro avvenuto all’ospedale Infermi dove il ragazzo per diversi giorni è stato in pericolo di vita. Il caso aveva scosso profondamente l’opinione pubblica a livello nazionale perché il suo feritore lo aveva colpito al grido di “sporco negro”. In realtà l’aggressore era risultato essere un giovane con gravi problemi psichiatrici, tant’è che tutt’ora è detenuto al Rems (Residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza) di Parma.

La portata degli insulti a sfondo sessuale e razziale non poteva essere elusa e Lisi ha annunciato pubblicamente che avrebbe denunciato tutti gli autori dei post. Senonché il caso era approdato anche in Consiglio comunale, complice l’interrogazione presentata da Filippo Zilli nel pieno della querelle sulla chiusura dei campi nomadi cittadini (altro oggetto degli epiteti). Il consigliere di Obiettivo civico chiedeva alla vice sindaca di ritirare le denunce per bloccare il pellegrinaggio in questura dei «tanti riminesi» chiamati a rispondere alla Digos dei «like e dei commenti» ingiuriosi a lei rivolti. La risposta della vice sindaca fu eloquente. Molto eloquente. Lisi lesse uno per uno i post che adesso per 13 dei 19 indagati rappresentato l’anticamera di un processo.

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