Cori, fumogeni e lacrime: centinaia di tifosi per dire addio a Gagio

Cesena

BELLARIA IGEA MARINA. C’è chi dice 800. Altri addirittura mille. Quel che è certo è che una marea di gente straziata dal dolore ieri pomeriggio ha voluto accompagnare nel suo ultimo viaggio Daniele “Gagio” Magnani, l’imprenditore 40enne figlio del co-titolare della ditta Gebim, morto martedì scorso mentre eseguiva lavori di manutenzione al poligono di tiro del XIV Battaglione carabinieri di Vibo Valentia. La lama della motosega con cui stava eseguendo una rifilatura lo ha colpito ad una gamba recidendogli l’arteria femorale.

Soccorso da due suoi colleghi è spirato poco dopo il ricovero all’ospedale del capoluogo calabrese. Un lutto che ha scosso tutta la comunità igeana: Daniele lascia due figli piccoli. Una bambina di sei anni e un bimbo di 18 mesi.

Le esequie

La processione si è svolta in viale Ovidio. Daniele era un grande tifoso del Cesena e del Bellaria. E gli amici di sempre con cui divideva la passione calcistica hanno portato a spalla il feretro su cui è stata adagiata la bandiera bianconera. In mezzo a loro anche moltissimi supporter del Brescia, società da sempre gemellata con la formazione bianconera. Un corteo funebre inusuale, scandito dallo scoppio di mortaretti e l’accensione di fumogeni che hanno accompagnato l’ingresso in chiesa del feretro. Non sono mancati neppure i tipici cori da stadio.

Chiesa troppo piccola

Troppo piccola la chiesa Nostra Signora del Sacro Cuore, in tanti sono dovuti restare all’esterno per partecipare all’addio a Daniele.

Don Marc, ha ricordato con passione e affetto Daniele come un «casinista pieno di vita, che trasmetteva con dolcezza un’allegria contagiosa... Un gran bravo ragazzo, benvoluto da tutti, che da tutti sarà ricordato con amore. Quell’amore che sapeva trasmettere a modo suo. Sarà, purtroppo, una giornata che nessuno dimenticherà». Lo stesso fiume di gente ha quindi accompagnato il feretro di Gagio nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Igea Marina dove la salma è stata tumulata nella tomba di famiglia.

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