«Io, convinto a rapinare il mio medico»

Rimini

RIMINI. Vuota il sacco davanti al giudice Sonia Pasini uno dei due uomini accusati dell’agguato ai danni di un noto ortopedico bellariese. «Sono stato convinto a partecipare alla rapina ai danni di quello che un tempo è stato il mio medico, ma all’ultimo ho cercato di tirarmi indietro, quando ormai era troppo tardi».

Gennaro Terracciano, 36 anni, disoccupato napoletano, difeso dall’avvocato Giuliano Renzi, racconta anche quello che, a suo dire, l’avrebbe portato a tanto: la disperazione per l’impossibilità di provvedere economicamente alla famiglia e le cattive condizioni di salute della moglie. La “mente” del piano, peraltro congegnato neppure troppo bene, sarebbe stato invece il perito assicurativo finito in manette come lui venerdì notte poco dopo l’assalto al professionista, fallito per la coraggiosa reazione del medico (ha estratto una pistola e sparato in aria, mettendo in fuga i banditi). «Diceva che sarebbe stata una cosa facile e che c’erano da prendere i soldi incassati da una intera giornata di visite...(il professionista aveva con sé duemila euro in contanti ndr)».

Opposta la versione del presunto complice: il 42enne riminese Nicola Milani, difeso dall’avvocato Gianluca Brugioni. L’uomo, davanti al giudice, ha sostenuto di non aver partecipato alla rapina e ribadito di essersi trovato per caso nel luogo dell’aggressione al medico, l’area del centro residenziale “Leon Battista Alberti”, ma solo pochi minuti prima e pochi minuti dopo degli spari. Il perito assicurativo, che a sua volta ha ammesso di conoscere l’ortopedico preso di mira, ha cercato di dare una spiegazione anche allo scambio di “messaggini” telefonici intercorso quella sera tra lui e il conoscente napoletano. «Avevo intuito che voleva combinare qualcosa di sbagliato, e non sapevo che cosa, ma la mia intenzione era di dissuaderlo». Milani, ovviamente, sostiene di non sapere niente neppure del “terzo uomo” (descritto dal napoletano che ha fornito solo un soprannome per poterlo identificare). sarebbe stato lui ad avvicinarsi al medico impugnando un pistola giocattolo, prima di essere messo in fuga dal dottore che invece ne aveva con sé una vera. L’arma finta, una “scacciacani”, è stato trovata dai carabinieri in una aiuola, sempre nella zona di via Flaminia: abbandonata dal bandito spaventato. All’esito degli interrogatori il Gip Pasini ha convalidato e disposto che i due fermati, accusati di tentata rapina aggravata in concorso, restino in carcere.

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