Studenti e giovani migranti, disegni in mostra contro il razzismo

Rimini

RIMINI. Punti di vista distanti quanto le due sponde del Mediterraneo che da pregiudizi si trasformano in vivaci pennellate su tela, sperando che abbiano la forza di creare almeno una crepa nel muro del razzismo. Il punto di contatto si crea con l’immaginazione del volto di chi consideriamo diverso, alieno: appena provo a disegnarlo l’angoscia diventa speranza, la fragilità evolve in opportunità, la violenza in capacità di costruire.

“Il volto, l’altro, il viaggio. Adolescenti e migranti: identità e possibili integrazioni” è un progetto che nasce aprendo occhi, cuore e cervello al mondo. «Ogni altro sono io», la psicoanalista Cinzia Carnevali, tra le promotrici dell’iniziativa, cita lo scrittore Alberto Manzi e racconta di essersi commossa di fronte ai disegni degli studenti delle scuole superiori di Rimini e Riccione e quelli dei giovani richiedenti asilo accolti dalle cooperative. «Abbiamo chiesto ai ragazzi, studenti e migranti, di disegnare il volto dell’altro come lo immaginavano, prima di incontrarlo». Ne è venuto fuori un insieme di opere che ha l’ambizione di rappresentare un antidoto al razzismo che anche nei giorni scorsi ha macchiato questo territorio con il pestaggio di un ragazzino al grido di «sporco negro».

I volti in mostra

La mostra con i disegni realizzati dagli studenti dei licei artistici di Rimini (Serpieri) e Riccione (Volta-Fellini) verrà inaugurata sabato (ore 17) nella sala delle Teche del museo di Rimini (resterà allestita fino al 31 marzo). Sempre domani (dalle 10 alle 12) il progetto verrà presentato alla città con i contributi dei soggetti e degli enti che lo hanno reso possibile: Massimo Spaggiari, vice presidente di associazione Arcobaleno, le psicoanaliste Cinzia Carnevali e Gabriella Vandi, le psicoterapeute Rita Arianna Belpassi, Silvia Cicchetti, Stefania Fabbri, Lidia Mulazzani, Sonia Saponi e Roberta Savioli che dialogheranno con l’assessore alla Cultura con delega alle Arti del Comune di Rimini Massimo Pulini - che ha concesso il patrocinio - e con il pubblico.

«La paura dell’altro ha a che fare con la paura di noi stessi - argomenta Carnevali, membro ordinario della Società psicoanalitica italiana -. Gli adolescenti, specie se hanno storie di abbandono, negano fragilità e impotenza, tendono a difendersi dalle proprie angosce finendo per immaginarsi onnipotenti, arrivando a trasformarsi in violenti e distruttivi». E razzisti. La prevenzione promossa da Società psicoanalitica italiana, Società italiana di psicodramma analitico e Coirag muove dalla possibilità di emancipare il proprio pensiero. «Anche nelle scuole troviamo ragazzi depressi, dagli sguardi spenti - continua Carnevali - . L’incontro con l’altro li fa evolvere, vivacizzare, non più indifferenti al dolore e chiusi in se stessi ma costruttivi». Come i migranti, del resto: dei sopravvissuti a un viaggio in cui sarebbero anche potuti morire, angosciati ma vitali. Vittime di guerre e distruzioni che «una parte della società contemporanea tende a negare», giocando in difesa di se stessa. Il progetto avviato in settembre ha l’ambizione di investire sulla prevenzione che passa attraverso l’incontro, sulla possibilità di conoscersi e crescere insieme, «nella consapevolezza che possiamo anche rinunciare a qualcosa se l’obiettivo è stare meglio. Stiamo attraversando una grande crisi epocale ma possiamo costruirci un futuro con nuovi modelli identitari».

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