La badante sposa un anziano già demente: figlio a processo per sequestro di persona

Rimini

RIMINI. Estorsione, sequestro di persona, minacce, violenza privata e lesioni personali. Sono i reati da cui deve difendersi un pensionato 68enne, primogenito di un emigrante riminese scomparso nel 2017 all’età di 90 anni. A trascinarlo in un’aula di tribunale, una cittadina albanese convolata a nozze con l’anziano genitore un anno prima della sua morte. Alle presunte violenze che secondo la procura sarebbero state sottoposte la nuova moglie e la figlia, l’indagato difeso di fiducia dall’avvocato Pasquale Delli Paoli, ha risposto con un esposto querela in cui accusa la “matrigna” di maltrattamenti, circonvenzione di incapace, sequestro di persona e omicidio colposo: il papà, sostiene, non soffriva di alcuna patologia eppure quando si è spento pesava 30 chili in meno a causa, a suo dire, di un grave stato di denutrizione provocato dalla consorte che avrebbe in questo modo accelerato la dipartita.

Una storia kafkiana

Dal 2003 - quando si incontrarono in una chiesa - al 2015 ha mangiato e dormito nella casa dell’uomo che l’aveva accolta togliendola dalla strada dove, aveva detto, era costretta a vivere per dissapori con la figlia. Poi, all’improvviso, al pensionato ed ai suoi cinque figli che vivevano con le rispettive famiglie tra all’estero aveva presentato il conto stilato da un patronato cui si era rivolta: 100mila euro per i 12 anni vissuti, sosteneva e sostiene lei, da badante. Pensionato e figli le avevano fatto “notare” come per lei la sua casa fosse una sorta di albergo. Non cucinava, entrava ed usciva quando voleva e gran parte delle sue giornate la passava a fare da nonna ai nipoti perché la figlia lavorava. Poco dopo, però, l’88enne aveva preso carta e penna e in uno dei rari momenti di lucidità (era affetto da demenza senile certificata da alcuni anni), aveva stilato di proprio pugno il testamento con cui aveva nominato la “badante” erede universale. Ma i colpi di scena non erano finiti. Un anno dopo, con una cerimonia molto intima, i due erano convolati a nozze. I due figli maschi avevano scoperto il matrimonio del padre quando erano scesi a Rimini per festeggiare la Pasqua. Arrivati sotto casa perché nessuno rispondeva al telefono, avevano avuto l’annuncio dalle nozze dalla “matrigna” dalla finestra. Al rifiuto di farli salire erano stati costretti a chiamare i carabinieri. Tornati in possesso di una copia delle chiavi di casa del genitore, controllando le sue carte hanno scoperto che dal suo conto corrente erano usciti 80 dei 150mila euro depositati, finiti sul conto della donna. Dopo un’altra discussione lei si era convinta a restituirne 70. I restanti dieci li avrebbe riversati a rate.

L’epilogo

Tutto finito? Assolutamente no. Dopo la scomparsa del pensionato, i figli dissero alla “matrigna” che non si sarebbero opposti in nessun modo a quanto per legge le spettava come eredità. Uno dei primi passaggi era l’inventario dei beni in casa. All’operazione prese parte anche la “sorellastra”, la figlia della nuova moglie. Sarebbe stato il primo ed ultimo sopralluogo congiunto. Tra le due parti, dopo le parole grosse volarono decine di suppellettili, tanto da costringere tutti e quattro gli interlocutori a ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso. Non solo: il 68enne è accusato di sequestro di persona per averla afferrata per un braccio in attesa dei carabinieri.

Il resto è storia la cui rievocazione è iniziata in aula ieri mattina. Le due donne sono assistite dall’avvocato Andrea Cappelli.

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