Il dramma dei "padroni informati" «La diagnosi? Su Internet. Ma sbagliano»

Rimini

Per medici e veterinari che ci hanno a che fare tutti i giorni è una sorta di nuova patologia, più da psicologo che da chirurgo: è quella dei pazienti “già imparati”, che adesso trasmigrano l’abuso di internet sui loro “figli” a quattro zampe. Proprietari di cani e gatti che hanno già diagnosi e cura in mano e che si fa fatica ad arginare, contro i quali Pier Paolo Moretti e Roberto Renzi hanno tentato di usare l’arma dell’ironia, non sempre con successo. Nell’ambulatorio veterinario di via Monfalcone, chi entra non può fare a meno di vedere un cartello che campeggia sul muro in sala di attesa: “Coloro che hanno già diagnosticato da soli con l’aiuto di Google patologie e/o malattie più o meno gravi del loro amato animale, ma desiderano un secondo parere, per cortesia consultino anche Yahoo.com».

Perchè questo cartello? E’ così grave la situazione?

«Altro che - risponde Pier Paolo Moretti -. Da un paio di anni, e in continuo aumento, assistiamo a proprietari di animali che vengono da noi già informati. Con il cartello, che in realtà ho adattato prendendo spunto da quello visto nella sala d’attesa del mio medico, speravo che qualcuno si inibisse un po’ ed evitasse di arrivare con un animale malato convinto di saper come curarlo».

E ci è riuscito?

«In parte. Qualcuno leggendolo si vergogna, altri ridono, ma tanti continuano il metodo “So cos’ha, so cosa ci vuole”».

E hanno ragione?

«Quasi mai. L’“imparato” tipo inizia così: “Ho letto su internet...” oppure “Nel forum dove mi sono consultato mi hanno detto... ”. Praticamente vengono da me solo per la cura. A qualcuno ho detto: “Allora visto che lei sa tutto, mi dia il cane, lo tengo io, lei lo visita e fa la prescrizione però mi paga”. C’è anche chi si è lamentato di aver dovuto pagare: “Per così poco?”. “E certo - ho risposto - io ho studiato vent’anni solo per scrivere i cartelli e giocare con i cani... ”».

Veterinario o psicologo?

«Vorrei fare solo il veterinario ma mi tocca anche lo psicologo. Capisco dalla faccia che tipo di proprietario è, certe volte anche la patologia del cane. Il brutto è che se molte volte l’autodiagnosi, seppur sbagliata, non è indicativa di una grave patologia, altre volte convince il proprietario dell’animale che è, ad esempio, un’intossicazione da cibo, mentre in realtà è un tumore al fegato».

Come si comporta con i “padroni” più ansiosi?

«Cerco di assecondarli, se non prescrivo niente al loro cane o gatto ci rimangono male. Qualcuno insiste a tutti i costi per una medicina... “c’è scritto su internet”».

Più donne o uomini informati?

«Diciamo che l’invasamento religioso prettamente femminile è diventato unisex. Adesso anche molti uomini arrivano con la diagnosi dei loro animali».

Ma non si arrabbia mai con chi fa il veterinario fai da te?

«Cerco di evitare, certe volte faccio finta di non sentire, altre la butto sul ridere, comunque devo sempre rassicurare il proprietario. Il bello di fare il veterinario è che gli animali non parlano, li capiamo in altro modo ma per i padroni... non c’è nulla da fare».

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