Uno yacht riminese usato da Giulio Lolli per il traffico di armi

Rimini

RIMINI. Portano a Rimini le armi per cui Giulio Lolli da quattro mesi è detenuto nel carcere all’interno dell’aeroporto di Tripoli, controllato dalle forze speciali Rada. Un carico, infatti, sarebbe stato intercettato da uno dei pattugliatori che l’Italia ha fornito alle autorità libiche riconosciute del nostro governo, nella “pancia” di un grosso yacht “sparito” da Rimini e che sarebbe risultato nella disponibilità dell’ex patron di Rimini Yacht. Per questo motivo le banchine del porto e un cantiere navale, sono stati oggetto di accurate ispezioni da parte di militari di un reparto speciale dei carabinieri. Negli uffici della società gli investigatori dell’Arma avrebbero cercato tutta la documentazione relativa all’imbarcazione che possa spiegare come sia arrivata in mano a trafficanti di morte dall’altra parte del canale di Sicilia. Lo yacht dove le armi sono state trovate, nonostante il collegamento con Lolli, non farebbe però parte di una delle ultime unità (forse 4) oggetto delle truffe consumate dall’ex patron di Rimini Yacht di cui la procura riminese ha ordinato il sequestro.

Lolli come c’entra

A bordo della Santa Barbara che sarebbe stata intercettata mentre navigava verso il sud della Libia, solo marinai “locali”. Ed allora come si è arrivati a Giulio Lolli? Probabilmente perchè l’equipaggio come lo yacht faceva parte della flotta “personale” usata dall’ex patron di Rimini Yacht per controllare e bloccare i migranti. Lolli, infatti, non è stato solo un “abile” truffatore ma è anche un ottimo lupo di mare. E proprio questa sua conoscenza dell’arte marinara gli ha permesso di guadagnarsi una posizione di assoluto rispetto al termine della rivoluzione contro il colonnello Gheddafi. Lolli, lo ricordiamo, è colpito da due ordini di cattura internazionale emessi dalla procura di Rimini, già condannato dal tribunale di Bologna a 4 anni e sei mesi di reclusione per una serie di reati fiscali e la corruzione di alcuni finanzieri.

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