«Viaggio col killer? Una gita fuori porta»

Rimini

RIMINI. Scriverà una lettera a Dritan Demiraj perché risponda alle domande che la tormentano da giorni, al punto di toglierle il sonno: «Come sei potuto arrivare a tanto? E poi: mi fidavo di te, perché hai voluto mettermi in mezzo?». La donna - M.S. 36 anni - frequentava da un mese e mezzo, dopo averlo incontrato alla sala Bingo di Riccione, l’albanese che sabato scorso ha ucciso a coltellate Lidia Nusdorfi, la ex compagna e madre di due figli. Ha accompagnato l’assassino verso Mozzate (Como) dove si è consumato il delitto, senza sapere lo scopo del viaggio. Ha capito tutto domenica pomeriggio davanti alla televisione, quando Dritan era già in caserma: «Nel notiziario di Studio aperto sono passate le immagini dei posti che avevo visto per la prima volta solo poche ore prima: si parlava dell’omicidio della donna di cui avevo tanto sentito parlare da Dritan, ma non avevo mai conosciuto. Non sapevo neppure che abitasse da quelle parti, altrimenti non mi sarei prestata ad accompagnarlo da lei. Fino a quel momento lo ritenevo una persona incapace di fare del male a qualcuno, ma ho compreso subito che era stato lui. Ho provato rabbia nei suoi confronti e tanta agitazione. Non riuscirò più a fidarmi di qualcuno». Ai carabinieri a quel punto ha raccontato tutto, spiega la donna difesa dall’avvocato Nicola De Curtis (è indagata per favoreggiamento). Con gli investigatori ha ripercorso più volte ogni dettaglio del viaggio al quale ha partecipato un altro uomo: «Un albanese, giovane, che non parlava italiano, mai visto prima. L’abbiamo preso a bordo davanti alla stazione di Rimini e lasciato nello stesso punto al ritorno». I due uomini parlavano tra loro in albanese e lei veniva ignorata. «Ma per loro è normale». Il clima però non era teso. Dritan alla guida, lei sul sedile del passeggero, il terzo uomo dietro. «Sembrava la classica gita fuori porta». La donna racconta di aver accompagnato Dritan altre volte: «Una volta portò un connazionale ad Ancona». Quando hanno fatto tappa nel parcheggio a pagamento dell’aeroporto della Malpensa ha pensato che il giovane sconosciuto fosse sul punto di congedarsi. Invece, no. Dopo una sosta di pochi minuti sono ripartiti per Mozzate. «Cerco un posto, ma non lo trovo, mi ha detto quando gli ho chiesto perché fossimo arrivati fin là. Poi ha frenato bruscamente, come se avesse visto qualcosa. Quindi è sceso dall’auto, con l’ombrello in mano: torno subito, mettiti al volante che poi torniamo a casa. Anche l’altro ragazzo è sceso dall’auto, ripensandoci adesso dico che sembrava facesse da palo. E’ scomparso dalla mia visuale solo per pochi secondi, poi i due sono tornati assieme. Dritan? Era normale, come sempre. Aveva l’aria di uno che si era fermato a comprare le sigarette». Sorridente ha chiamato lo zio che accudiva i due bambini della donna, si è fatto passare il più piccolo, quello che è anche suo figlio: «Non addormentarti, torno non troppo tardi così ti abbraccio e dormiamo insieme sul lettone». Così ha fatto, dopo avergli ammazzato la mamma. Adesso in molti si stanno dando da fare per non separare i fratellini. I servizi sociali hanno rintracciato il papà naturale del più grande, il padre dell’omicida è in viaggio dall’Albania. Lidia lascia una sorella, che vive a Rimini e una nonna lontana. Stasera a Mozzate si terrà, in sua memoria, una fiaccolata silenziosa contro il femminicidio.

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