«Vuoi la pena sospesa? Ripara le cose spaccate in questura»

Rimini

RIMINI. Quando la giustizia va a braccetto con il senso pratico. Ieri un uomo è stato condannato a un anno di reclusione, ma potrà ottenere la sospensione della pena se riparerà i danni causati alla polizia di Stato nelle varie fasi del suo arresto. Non un risarcimento economico (non ne ha la possibilità), né una qualsiasi attività di volontariato, ma un’alternativa prevista dal codice: il giudice Raffaella Ceccarelli ha proposto all’imputato, come “condizione”, di armarsi di buona volontà e di adeguati attrezzi di lavoro per aggiustare quello che ha rotto. Fuori di sé per l’abuso di alcol, infatti, si era scagliato contro i poliziotti, poi aveva preso a calci la portiera dell’auto di servizio e una volta in questura aveva divelto la serratura della porta della cella di sicurezza. Ieri davanti al giudice l’uomo, un 42enne ucraino incensurato, regolarmente in Italia dal 2004 e difeso dall’avvocato Valentina Baroni, aveva ormai smaltito la sbornia e ha chiesto scusa a tutti. All’idea di vedere subordinata la concessione della sospensione della pena di un anno (resistenza, lesioni, danneggiamento aggravato e minacce) a dei lavoretti manuali si è illuminato. Ha acconsentito con entusiasmo: «Faccio il muratore, ma per un periodo ho fatto anche il carrozziere e con il saldatore in mano faccio miracoli». Perfino il giudice Ceccarelli si è sentita di mettere un “freno” a tanta disponibilità: «Faccia quello che riesce a fare: intanto si accordi con gli agenti». Nel caso dovesse cambiare idea o dovesse rifiutarsi la condanna diverrebbe effettiva.

Lo straniero sabato notte, dopo avere alzato il gomito, aveva molestato i clienti di una pizzeria, minacciato la compagna per poi sfogare la sua rabbia contro tutto quello che si trovava sulla sua strada.

Lo stesso giudice ha condannato a dieci mesi il ventenne moldavo (difeso dall’avvocato Francesca Pieraccini), arrestato per resistenza: Lui, in caserma a Riccione, ha rotto un termosifone. La pena sospesa, nel suo caso, è subordinata al risarcimento all’Arma di cinquanta euro.

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