Arrestati i pendolari della rapina: da Palermo in trasferta a Rimini

Rimini

RIMINI. Dalla Sicilia alla Romagna per rapinare le banche: presi i “pendolari” del crimine. In esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Vinicio Cantarini su richiesta del pm Marino Cerioni gli investigatori della Squadra mobile di Rimini hanno arrestato due palermitani. Benedetto Toia, 42 anni e Giuseppe Cernigliaro, 22 anni, sono sospettati di essere gli autori dell’assalto alla filiale della Banca Malatestiana di via Marecchiese, nella zona del “Villaggio Azzurro”.

Il colpo risale al 19 giugno 2017. Due uomini armati di taglierino, con cappellino, occhiali e un fazzoletto sul volto, avevano fatto irruzione all’interno dell’istituto di credito qualche minuto dopo le dieci del mattino. Dopo aver estratto un “cutter”, il primo dei banditi a entrare dal “ bussolotto” aveva intimato alla cassiera di aprire al complice e consegnare i soldi. «Non fate scherzi e non vi succederà niente, che di rapine ne ho fatte altre e so come vanno le cose» aveva poi gridato il malvivente con un tono della voce che voleva mantenersi calmo, ma tradiva invece una certa agitazione. Dietro la minaccia della lama, i bancari avevano eseguito l’ordine e pregato che la faccenda si risolvesse il prima possibile. Una volta arraffati i soldi, circa quattromila euro, i rapinatori che sapevano di avere poco tempo a disposizione e di conseguenza avevano evitato di attendere il meccanismo a tempo della cassaforte, avevano costretto tutti i dipendenti a “infilarsi”, uno a uno, in un ufficio della filiale e attendere lì dentro l’arrivo dei soccorritori. Gli agenti della Sezione Antirapina della Squadra mobile, dopo aver soccorso i dipendenti rinchiusi come ostaggi e assicurato che non venisse modificata la scena del crimine, avevano effettuato i rilievi tecnico scientifici e visionato le immagini del sistema di videosorveglianza. I rapinatori avevano utilizzato dei guanti in lattice. Secondo l’accusa però sono gli stessi che, due settimane prima, avevano messo a segno una rapina analoga a Cesena: in quel caso uno dei due era stato tradito da un’impronta digitale. Il confronto tra le immagini, incrociato con i dati dei tabulati telefonici dei passaggi autostradali, ha portato ad attribuire ai due palermitani anche il colpo riminese.

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