Caccia al terzo uomo: era con il killer

Rimini

RIMINI. Spunta un terzo uomo nell’inchiesta sull’omicidio di Lidia Nusdorfi, la donna uccisa a coltellate sabato scorso in stazione a Mozzate (Como) dall’ex convivente albanese reo confesso Dritan Demiraj. All’appuntamento con la morte infatti il 29enne non sarebbe andato soltanto in compagnia della nuova fidanzata (una 37enne italiana all’oscuro dei suoi propositi criminali), ma anche di un misterioso terzo uomo, probabilmente suo connazionale. E’ quanto emerge nelle ultime ore e tiene impegnati gli investigatori nel tentativo di chiarire, anche dopo la confessione e i primi riscontri, di chiarire ogni zona d’ombra del delitto. Qual è stato il ruolo dell’accompagnatore? Era anche lui all’oscuro del disegno dell’assassino oppure lo condivideva al punto di rischiare il concorso nell’omicidio? Di certo manca ancora una persona all’appello. Un giovane uomo che ha partecipato alla trasferta da passeggero, ma forse custode di altri segreti. Sarebbe salito a bordo dell’auto a Rimini: la fidanzata di Dritan sostiene di non averlo mai visto prima. Non è però lui l’uomo che ha organizzato la trappola, l’incontro alla stazione. Stando ai primi accertamenti, infatti, i carabinieri si sono convinti del fatto che ad attirare Lidia sia stato proprio il suo ex. Con un telefonino che aveva in uso le ha inviato un messaggio, spacciandosi per un altro pretendente che probabilmente la donna aveva conosciuto in Rete. Dritan, infatti, lungi dal rassegnarsi all’idea che Lidia potesse rifarsi una vita lontana da lui, continuava a spiarla anche attraverso Facebook e ad alimentare la sua gelosia morbosa. Questa mattina è fissata l’udienza di convalida del fermo per l’accusa di omicidio volontario premeditato. E’ possibile che l’albanese, difeso dall’avvocato Nicolò Durzi, intenda chiarire a sua volta i lati oscuri della vicenda. Per oggi è previsto anche l’interrogatorio del pasticciere suo ormai ex datore di lavoro - Massimo Mengoni (difeso dall’avvocato Silvana Rossi) - finito nei guai per avere cercato di fornire un alibi a Dritan per la sera del delitto. Il dipendente era stato assente sia venerdì sia sabato. E domenica, al ritorno al forno - gli avrebbe chiesto il favore di “coprirlo” per evitare guai burocratici legati alla sua richiesta di affidamento dei figli, quello suo e di Lidia e l’altro solo della donna, ma che lui aveva accolto in casa e si proponeva di continuare ad accudire. Soprattutto per il primo, il più piccolo, ancora all’oscuro della tragedia, si prospetta un’esistenza difficile. Dovrà crescere senza i genitori. L’autopsia di Lidia è fissata per domani.

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