Raffica di violazioni, sequestrata la maxi sala slot della Novomatic

Rimini

RIMINI. Mancata richiesta «di un permesso di costruire necessario a causa del cambio di tipo d’uso» e «delle autorizzazioni sismiche». Ma anche mancato deposito «del certificato di collaudo o di rispondenza delle opere eseguite alle norme antisismiche» e «dichiarazioni mendaci per lo svolgimento dell’attività». Questi i motivi per cui, nel primo pomeriggio di ieri, la polizia municipale ha sequestrato, eseguendo un provvedimento emesso dal gip, la sala slot e videolottery “Admiral Club”, all’angolo tra via Italia e via Crimea.

Mesi di battaglia

Si tratta di un nuovo capitolo di un braccio di ferro che va avanti da mesi tra amministrazione comunale e chi ha aperto l’attività, ovvero il colosso del settore del gaming Novomatic: nel Consiglio comunale del 30 marzo scorso, l’assessore alle Attività commerciali, Jamil Sadegholvaad, aveva spiegato alle forze di opposizione che quel nuovo punto non poteva aprire perché «il Piano urbanistico non prevede in quella porzione di città il collocamento di una sala slot».

Raffica di controlli

E il sequestro, spiega il Comune, è arrivato dopo una serie di accertamenti iniziati a maggio, quando i vigili e i tecnici dello Sportello unico per l’edilizia «hanno effettuato un sopralluogo per verificare la legittimità dei lavori edili svolti nell’immobile», oltre a «verificare i titoli amministrativi necessari allo svolgimento dell’attività», in particolare «il rispetto della destinazione d’uso, anche alla luce della legge regionale sul contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico».

Violato il Rue

Su quest’ultimo punto, spiega l’amministrazione, è emerso che «l’attività esercitata in quell’ambito territoriale, a norma del Rue (Regolamento urbanistico e edilizio, ndr), non è consentita». Per questo, a carico dei proprietari, del committente dei lavori, della ditta esecutrice delle opere, del progettista e del procuratore speciale della società che gestisce l’attività sono state contestate «violazioni al Testo unico sull’edilizia per le opere abusive realizzate e per il cambio di tipo d’uso non autorizzato», oltre alla «violazione all’articolo 481 del Codice penale per le dichiarazioni mendaci che hanno consentito l’esercizio dell’attività nell’immobile, ora sottoposto a sequestro penale preventivo».

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