La battaglia legale del gelato. "La Bomba" di Santarcangelo batte Algida: pagherà 60 milioni

Rimini

SANTARCANGELO. Letteralmente si tratta di una “bomba” per il mercato dei gelati confezionati... non solo per il nome di una delle ditte coinvolte in una battaglia legale che ha avuto per protagonisti due contendenti con le proporzioni di Davide contro Golia. Da oggi cambia tutto: chi vende gelati non può imporre esclusive ai baristi propri clienti al fine di escludere dal mercato i fornitori concorrenti.

La stangata

“La Bomba” di Santarcangelo di Romagna, una fabbrichetta da 700mila euro di fatturato l’anno, ha vinto la sua battaglia contro la concorrenza sleale, facendo condannare dall’Autorità antitrust il colosso che distribuisce i prodotti Algida, il gruppo Unilever da 1 miliardo e 200 milioni di fatturato, che dovrà pagare una multa di sessanta milioni di euro. La storia comincia nel 2009 quando Walter Carletti, 48 anni, e Yuri Invelenato, 43, rilevano la fabbrica della “Bomba” di Santarcangelo, il ghiacciolo dalla forma ovale che da cinquant’anni viene venduto sulle spiagge della Riviera. Carletti e Invelenato cercano di far crescere subito l’azienda, battendo il mercato nazionale e quello estero ma sopratutto i bar degli stabilimenti balneari della Romagna. Il fatturato non riesce mai a superare la quota 700mila euro. La ragione - prendono atto loro malgrado i due imprenditori - sta nelle tante porte chiuse in faccia che si prendono quando vanno a proporre Bomba e ghiaccioli alla frutta. «Spiacente ma se prendo i vostri prodotti ci rimetto».

Le ragioni del no

I baristi infatti, dopo avere sottoscritto accordi con Unilever - ottenendo congelatori ed espositori oltre ad altri gadget -, non erano più nella possibilità di comperare anche prodotti dalla concorrenza. Lo avessero fatto, sarebbero andati incontro alla perdita degli sconti oltre al pagamento delle penali.

Un embargo, di fatto, che ha penalizzato non soltanto “La Bomba” ma anche alcuni marchi storici della gelateria come Sammontana e addirittura una multinazionale come Nestlè. In troppi temono le sanzioni o preferiscono non rinunciare a Calippo, Cornetto e Magnum.

Segnalazione all’Antitrust

A partire dal 2013 - nonostante un pacchetto di circa duecento clienti comunque fedeli - Carletti e Invelenato hanno deciso che era arrivato il momento di ribellarsi. Vincere o morire. Praticamente nessuno avrebbe scommesso un centesimo nella battaglia legale di due più o meno sconosciuti contro un monumento internazionale della gelateria. Loro però non si perdono d’animo e presentano una segnalazione all’Antitrust - ne fa seguito una seconda due anni più tardi - con cui documentano ampiamente quello che sta avvenendo sulle spiagge della Romagna: Algida espelle dal mercato la concorrenza.

La sentenza

«L’Autorità ha accertato l’adozione da parte di Unilever di una strategia escludente a danno dei concorrenti (sia quelli piccoli che quelli di maggiore dimensione), composta da un ampio utilizzo di clausole di esclusiva merceologica e da una serie articolata di ulteriori condizioni fidelizzanti, strumenti di politica commerciale e condotte complessivamente volti a mantenere, formalmente o sostanzialmente, l’esclusiva delle forniture agli esercizi commerciali che costituiscono la propria clientela, ostacolando, per tale via, la concorrenza sul mercato», si legge sul sito dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Unilever Italia Mkt. Operations S.r.l. - è il succo della sentenza - viene sanzionata con un’ammenda pecuniaria di 60 milioni di euro «per aver violato l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea». Una decisione contro cui si è schierata Unilever che in una nota «respinge fermamente» le conclusioni cui è giunta l’Antitrust, «a suo avviso derivanti da diversi errori di valutazione da parte dell’Autorità» annunciando «l’intenzione di ricorrere in sede competente».

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