Gioenzo Renzi nel mirino: offese, minacce e atti vandalici
Giorni di paura
Allora. La casa di Renzi è presa di mira da una decina di giorni. Ieri mattina il consigliere di Fratelli d’Italia ha raccontato gli atti vandalici giorno per giorno: bottiglie e rifiuti lanciati, campanello suonato di continuo, citofono danneggiato, offese alla moglie e minacce legate all’attività politica («sei un fascista, lascia stare la moschea, vai via da qui»). Per non parlare della notte fra sabato e domenica, con Renzi e figli a un convegno fuori Rimini, quando per la paura generata dall’ennesimo “attacco” notturno, la signora Renzi si è chiusa in camera dalla paura ed è uscita solo al ritorno dei familiari.
E si arriva a domenica notte. Nel frattempo i carabinieri erano già stati avvisati e allertati. All’ennesima scampanellata notturna, il figlio di Renzi, Alberto, insegue il disturbatore, lo ferma e prova a instaurare un dialogo: cosa vuoi da noi, perché ci perseguiti da giorni. Lo fa parlare, insomma, sapendo che intanto il padre aveva chiamato i carabinieri. I militari arrivano quasi subito e arrestano il nordafricano.
“Non mollo”
Sono note le battaglie di Renzi per salvaguardare la riminesità di Borgo Marina, quartiere ormai a prevalenza straniera. Per non parlare della raccolta di firme per spostare la moschea. E non è la prima volta che finisce nel mirino: anni fa gli spruzzarono negli occhi lo spray al peperoncino.
«È opera di uno squilibrato – rimarca Renzi – però ha trovato argomenti nelle mie battaglie per Borgo Marina. All’inizio ho pure pensato a un attacco politico, ma non era così».
Ora che fa? «Ovvio, resto a Borgo Marina, vado avanti. Una cosa voglio dirla. Non c’è stato uno che in dieci giorni abbia visto qualcosa, che abbia fatto una telefonata a mia moglie barricata in casa. Qua nessuno vede, sente e parla. Sono venuti i carabinieri, niente, nulla. E sono tutti sempre sulla strada. C’è un clima di omertà e paura».