Umberto Tamburini ha chiuso gli occhi. Era fuggito dai lager

Rimini

RIMINI. È stato in guerra, imprigionato nei lager e quindi bandiera dell’antifascismo. Martedì mattina ha chiuso gli occhi, Umberto Tamburini, fondatore e presidente dell’Associazione Nazionale ex-internati militari, sezione di Rimini.

Era nato a Rimini il 18 marzo 1921, fu chiamato alle armi di leva e assegnato al 27° Settore di Copertura Mobile Guardia alla Frontiera, Arma di Fanteria a Trieste. Partecipò alle operazioni lungo la frontiera italo jugoslava dal 6 al 18 aprile 1941. Partecipò alle operazioni di guerra nei Balcani, come caporale e poi caporal maggiore.

Il 14 settembre 1943 rifiutò di prendere le armi per non servire l’invasore tedesco e la Repubblica Sociale durante la Resistenza. Venne quindi «brutalmente catturato dai tedeschi e deportato nei lager di prigionia» contrassegnato con il numero 68.307.

Il 2 aprile 1945 fuggì dal lager “III D 1811” di Berlino con un compagno di prigionia. Il 2 maggio venne liberato dai russi sul fiume Elba, nei pressi Havelberg, in Germania. Il 3 maggio passò poi nel territorio occupato dagli americani e trattenuto dagli Alleate fino al 17 agosto 1945, data del suo rientro in Italia.

Tornato a Rimini Umberto Tamburini trovò lavoro come agente nei vigili urbani. «Per tanti anni – recita una nota del Comune – ha testimoniato la sua esperienza ai ragazzi delle scuole riminesi e immancabile era la sua presenza e il suo saluto il 27 gennaio - Giorno della Memoria - alla cerimonia in ricordo delle vittime dei lager presso il monumento di via Madrid, da lui tanto voluto. Alla moglie Maria, ai figli Sonia, Patrizia e Valter e a tutti i parenti, l’amministrazione comunale porge le più sentite condoglianze».

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