Cadavere della figlia nel trolley: ratificato il patteggiamento

Rimini

RIMINI. Il giudice dell’udienza preliminare Benedetta Vitolo non ha avuto nessuna obiezione. Ed a distanza di poco più di due mesi, ha ratificato l’accordo per la condanna a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) della mamma di Katarina, la giovane modella russa uccisa dall’anoressia, il cui corpo, ripiegato in un trolley, è stato ripescato nelle acque del porto canale. La badante 48enne che proprio in questi giorni ha fatto un nuovo viaggio in patria, ha evitato il processo davanti alla Corte d’Assise, grazie agli esami autoptici che hanno permesso di stabilire come il decesso della sua bambina non fosse attribuibile a lei (morte come conseguenza dei maltrattamenti il reato per cui il suo nome era stato iscritto nel registro degli indagati della procura) ma alla malattia. Da qui la derubricazione dell’accusa e la condanna patteggiata dall’avvocato Mario Scarpa con il Pm Davide Ercolani per occultamento di cadavere.

La mamma di Katarina aveva spiegato di aver riposto il corpo in quella valigia il cui ritrovamento tanta indignazione aveva sollevato, dopo aver vegliato per giorni la figlia morta.

Aver immerso il trolley nell’invaso del Marecchia era stata un’altra scelta disperata: «Non volevo separarmi da lei, ma non avevo un piano e infatti ho agito ancora di impulso quando nell’avviarmi in aeroporto ho gettato la valigia in mare». Katarina non è mai tornata in patria. Ora, grazie alla generosità dei riminesi, riposa in Romagna.

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