Patto anti cinghiali: la carne sarà venduta

Rimini

MONTEFELTRO Danni all’agricoltura, nel mirino finiscono i cinghiali. Succede nel Montefeltro, più precisamente nel Parco Sasso Simone e Simoncello, dove a partire dai prossimi giorni entrerà in vigore «la convenzione per l’affidamento in concessione agli agricoltori dei servizi di gestione della specie cinghiale». E non nasconde la soddisfazione il presidente di Coldiretti Rimini Giuseppe Salvioli all’indomani della firma dell’accordo che vede le «aziende coinvolte fattivamente nel tentativo di contenere un problema che da anni subiscono loro malgrado».

Riduzione del numero

Si tratta di un accordo - precisa Salvioli - tra il Parco Sasso Simone e Simoncello, l’azienda agricola Zerbini Daniele e la Federazione provinciale Coldiretti di Rimini per «cercare di ridurre il numero dei cinghiali che tanti danni stanno arrecando all’agricoltura, di montagna e quindi di per se stessa difficile e precaria, alla pubblica incolumità, nel caso di incidenti stradali, ed allo stesso ecosistema, ovvero il sottobosco devastato dall’attività di scavo alla ricerca di tuberi, radici e altro con cui alimentarsi». Praticamente si tratta di mettere in atto, spiegano dalla Coldiretti in una nota, «il metodo dei cosiddetti “chiusini”, ossia di piccoli recinti la cui chiusura viene azionata dagli stessi cinghiali che sono attirati all’interno da cibo». Una volta catturati, l’impresa agricola si impegna ad acquistare i capi di cinghiale sino al raggiungimento del numero massimo di quelli assegnati dal piano annuale degli interventi – afferma Anacleto Malara, direttore di Coldiretti – e in relazione all’andamento delle catture «si possono concordare anche ulteriori azioni per conseguire l’equilibrio ecologico ed il mantenimento degli ecosistemi agro-forestali negli obiettivi del servizio medesimo».

Contributo concreto

Si tratta, conferma il presidente del Parco Guido Salucci - di dare «un contributo concreto e tecnico, che non può e non deve essere costituito da affermazioni di principio o da petizioni e disquisizioni ideologiche che nulla hanno a che vedere con il problema e non contribuiscono a risolverlo». E il presidente del Parco continua: «È indubbio, facendo il bilancio delle attività svolte sino ad oggi, che il controllo tramite la “selezione” con abbattimenti da appostamenti fissi e con girate programmate non sempre risulta sufficiente anche perché i cinghiali sono animali ad abitudini prevalentemente “crepuscolari” e notturne e ciò limita non poco l’attività di selezione». Con l’utilizzo dei chiusini si intende quindi potenziare l’efficacia del Piano di gestione dei selvatici praticato dall’Ente parco grazie al contributo di volenterosi agricoltori. Inoltre, la carne ricavata dalla macellazione dei capi catturati potrà essere commercializzata dagli stessi agricoltori, avviando così «un’interessante filiera alimentare in grado di produrre reddito integrativo e trasformare un problema in opportunità».

Con questo accordo - conclude il direttore di Coldiretti - si vuole creare «una sinergia tra Enti per coadiuvare i cacciatori nel difficile compito di prelievo e controllo dei cinghiali e contribuire a riequilibrare una situazione faunistica fuori controllo per ridurre i danni alle colture agricole, tenuto conto anche del problema indennizzi che ora sono liquidati in misura irrisoria rispetto alla reale entità dei danni subiti dagli agricoltori».

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