Prostituzione, dall'11 dicembre scatta l'arresto per il cliente

Rimini

RIMINI. Ci siamo. I clienti delle lucciole rischiano fino a tre mesi di galera. È in pubblicazione sull’Albo pretorio del Comune, l’ordinanza contro lo sfruttamento della prostituzione. Dall’11 dicembre al 30 aprile, sono vietati «comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento».

Dove e “quanto”

Il divieto vale dove il fenomeno si manifesta con una «maggiore recrudescenza»: viale Regina Elena, viale Regina Margherita, viale Principe di Piemonte, via Cavalieri di Vittorio Veneto, via Losanna, via Guglielmo Marconi, via Novara, via Macanno, via Casalecchio, via Fantoni, via Emilia Vecchia, via XIII settembre, viale Matteotti, via dei Mille, via Tolemaide; tutta la Statale 16; Piazzale Cesare Battisti, via Savonarola, via Mameli, via Ravegnani, via Graziani, via Dardanelli, Piazzale Carso, via Principe Amedeo; via Varisco, viale Eritrea.

La violazione di quanto disposto dall’ordinanza sarà perseguita ai sensi dell’articolo 650 del Codice penale con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro, «fatto salvo che la condotta non configuri un più grave reato». L’ordinanza dispone che qualunque fatto ritenuto rilevante ai fini fiscali, nell’ambito dell’attività di controllo e di accertamento sarà portato a conoscenza all’Agenzia delle entrate, nonché alla Guardia di finanza, al fine di consentire la valutazione in merito agli accertamenti fiscali.

«Puniamo i clienti»

«In assenza di certezze da parte dello Stato, crediamo importante cercare di attivare anche come Comune qualsiasi strumento contro un fenomeno odioso – commenta l’assessore alla polizia municipale Jamil Sadegholvaad –. Oggi è un giorno sicuramente importante, ma ancora più importante sarà quanto accadrà dall’11 dicembre in poi. Non sarà facile ma l’anticamera dell’arrendersi è il fatalismo di chi non fa o non dice più nulla».

Aggiunge Kristian Gianfreda, consigliere di Rimini Attiva: «Questa ordinanza colpirà i clienti e non le prostitute. Una risposta concreta a quell’ingiustizia grave, a quella violenza che si ripete quotidianamente su ragazze giovani, a volte minorenni, che non hanno scelto quella vita. I clienti foraggiano un mercato che rende schiavi degli essere umani, è giusto contrastare questo mercato. Le questioni etico-morali centrano poco, è la vita di centinaia di ragazze che viene indelebilmente marchiata dalle notti passate sulle strade sotto casa nostra».

«Stiamo assistendo al cambiamento di un paradigma culturale: il riconoscimento della corresponsabilità del cliente che sfrutta la condizione di vulnerabilità della donna – conclude il presidente della Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda –. A 10 anni della morte di don Oreste, è giunto il tempo di fermare in Italia questa schiavitù moderna».

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