Commercio: 600 negozi chiusi e persi 2.600 posti di lavoro

Rimini

RIMINI. I grandi centri commerciali si espandono e il piccolo commercio soffre e arretra. In tre anni in provincia di Rimini hanno chiuso 600 negozi e sono stati persi 2.600 posti di lavoro. È la drammatica analisi di Federmoda e Confcommercio. In sintesi. «Romagna, crescono numero e dimensione di ipermercati e centri commerciali. Diminuisce il numero di esercizi e occupati in medie e piccole attività di commercio al dettaglio. Diffusione merce “tarocca” e vendita abusiva, aumentano il rischio chiusura dei negozi di vicinato e prossimità e impoverimento tessuto sociale urbano».

Gli iper si allargano

Leggiamo l’analisi di Giammaria Zanzini (vicepresidente Federmoda Emilia Romagna, presidente Federmoda provincia Rimini), membro del direttivo Confcommercio Rimini. «I fatti e le cifre ci dicono due cose sul commercio in Romagna e in Riviera. Sempre più mega centri commerciali, sempre meno piccoli e medi negozi nella città e nei paesi. All’Iper di Savignano sul Rubicone è in arrivo un ampliamento di 8mila metri quadrati della superficie commerciale con annessa apertura e connessa in apertura di 25 nuovi negozi. Un nuovo mega centro commerciale è in costruzione a Cattolica e stessa cosa sta avvenendo a San Marino. Il tutto in un territorio saturo, dove, multinazionali o grandi gruppi italiani di iper ne hanno costruiti già a sufficienza lungo la costa, nelle città e nell’interno».

Nel triangolo Savignano, Pesaro, San Marino - segnala Zanzini - sono almeno dieci. «Risultati: più cemento, più traffico di auto, fuga dai centri storici e dai negozi dei piccoli paesi del pubblico. Un nuovo passo verso la desertificazione del tessuto urbano, sociale e turistico delle nostre città».

L’occupazione arranca

I numeri lo confermerebbero. «Secondo le statistiche per ogni nuovo assunto in un iper si perdono 4 o 5 posti di lavoro nei piccoli negozi di vicinato. In Italia negli ultimi 5 anni ha chiuso il 15% dei negozi dei centri storici e ce ne sono la bellezza di 647mila sfitti, le famose saracinesche abbassate».

In provincia di Rimini che succede? «Nel commercio al dettaglio abbiamo perso in 3 anni 2.600 occupati del commercio con 600 chiusure di attività. Se poi parliamo del settore moda e abbigliamento dobbiamo metterci sopra anche il problema della merce “tarocca” e della vendita abusiva. Fenomeno che la cronaca ci ha appena ricordata con gli ingenti e meritori sequestri di false griffe, operati dalla Guardia di finanza a Santarcangelo. Un fenomeno che nello stivale vale 2,5 miliardi di fatturato illegale, più di 100mila occupati e 800 milioni di entrate fiscali evase. Il fatto importante è che tutto ciò avviene nel disinteresse generale dell’opinione pubblica e di troppe amministrazioni locali o di consiglieri e giunte distratte o del tutto assenti su questi temi».

Infatti. «Gli iper aprono o si allargano senza un confronto con le associazioni o gli enti di categoria, senza un progetto organico e condiviso che riguardi crescita e sviluppo anche del commercio al dettaglio del territorio. Chiaro che il libero mercato è la base della nostra vita sociale e economica. Un valore fondante da tutelare e potenziare. Altra cosa è però un “liberi tutti” dove solo chi ha grandi dimensioni e capitali, o corre al ribasso aprendo sale slot, improbabili minimarket, sale massaggi o rivendite di chincaglieria, può sopravvivere. Non possono essere le due uniche alternative di fronte al futuro dei nostri negozianti e commercianti. Governare in modo diverso la situazione, difendere il ruolo dei negozi di vicinato e attività commerciali di qualità sono gli impegni che Federmoda e Confcommercio porteranno avanti non solo a Rimini ma in tutta la riviera».

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