«Ti sparo in bocca», albergatore in manette per estorsione e spaccio di droga

Rimini

RIMINI. Prima le telefonate, poi i whatsapp in un’ escalation di minacce: «Tu di vecchiaia non muori», «Vengo da te e ti sparo in bocca», «Se non ti taglio la vena del collo devo perdere il mio nome». Quanto basta per atterrire il debitore, un parrucchiere pesarese, che ha vissuto giorni infernali con l’incubo che quelle intimidazioni, allargate anche ai suoi familiari, potessero divenire reali. Alla base il mancato pagamento di poco meno di diecimila euro per forniture di cocaina che l’esercente aveva acquistato a cadenza più o meno regolare a Rimini.

Le manette

Con l’accusa di detenzione e spaccio di droga e tentata estorsione è finito in carcere Paolo Basco, 46 anni, originario della provincia di Caserta, con un passato di muratore, oggi ufficialmente nullatenente ma di fatto collaboratore del figlio nella gestione di un albergo a Rimini. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata all’uomo giovedì sera da parte della squadra mobile di Pesaro in collaborazione con i colleghi riminesi. Nel corso delle perquisizioni sarebbero state trovate e sequestrate alcune dosi di droga e delle armi (due fucili da caccia e una pistola) regolarmente detenute.

Le indagini

Era da giugno 2016 che la polizia indagava su Basco e il suo giro, da quando cioè il parrucchiere era finito nella spirale di un debito crescente - dosi cedute a credito da circa un anno e mezzo a parte, al prezzo di mercato oscillante tra i 30 e i 50 euro al grammo, a seconda del quantitativo ceduto - sotto l’insostenibile pressione degli avvertimenti ricevuti. Temeva per l’incolumità sua e dei suoi cari e all’ennesimo whatsapp vocale che annunciava lo spauracchio di una “visita di cortesia” in negozio ha deciso di chiedere aiuto. Da quel momento è iniziata un’indagine ad ampio raggio che non solo ha portato a ricostruire i vari passaggi di una catena dello spaccio estorsivo che dagli emissari portava all’albergatore riminese, ma che ha portato all’identificazione di altri clienti che dovevano dei soldi a Basco. Un altro cliente, per onorare almeno parzialmente il suo debito, era stato costretto a cedergli l’auto. In sostanza il 46enne aveva messo in piedi un consistente giro di droga tra Rimini e Pesaro e sul “dovuto” non derogava. Sia con le buone sia con le cattive.

Originario di San Cipriano D’Aversa (Caserta), Basco si è trasferito da anni a Rimini dove ha scelto di vivere sotto traccia all’ombra del grande ventaglio della ricettività romagnola dando una mano al figlio nella gestione dell’hotel di famiglia a Bellariva. Gli agenti si sono presentati all’interno dell’albergo, ancora aperto nonostante la bassa stagione, e quando l’ex muratore ha letto l’ordinanza non ha fatto una piega. Era in cucina, stava preparando la cena da servire ad alcuni clienti dell’albergo e ha chiesto soltanto di pazientare per terminare la cottura di primi e secondi. Poi, dopo il caffè, si è slacciato il grembiule e con apparente tranquillità ha seguito gli investigatori. Destinazione carcere. Si dichiara innocente, ma stando ai poliziotti che l’hanno accompagnato in carcere si sarebbe anche concesso il lusso di una amara battuta: «Mio padre adesso potrà essere orgoglioso di me, ero l’unico figlio che finora non era mai stato in galera». Paolo Bosco, difeso dall’avvocato Gianmaria Gasperoni, potrà fornire già oggi la propria versione dei fatti nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del Tribunale di Pesaro. È probabile però che possa avvalersi della facoltà di non rispondere: avrà modo di farlo più avanti davanti al pm, una volta studiate le carte in mano all’accusa.

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