l fratello del killer di Marsiglia è passato da Rimini prima dell'arresto

Rimini

RIMINI. È passato certamente da Rimini il venticinquenne cittadino tunisino Anis Hannachi, fratello del jihadista tunisino Ahmed che il primo ottobre ha ucciso due persone nei pressi della stazione di Marsiglia. Il giovane è stato arrestato in pieno centro a Ferrara, sabato sera, «mentre era in bici» come ha raccontato ieri Franco Roberti, procuratore nazionale antiterrorismo.

Roberti parla di un'operazione «ancora in fieri» e di un lavoro «brillante ed efficace in collaborazione con le forze di polizia francesi».

«Le indagini vanno avanti serrate per definire eventuali altre complicità - aggiunge Lamberto Giannini, capo servizio antiterrorismo al Viminale in conferenza - e per capire perché Anis si trovasse qui».

La cattura del soggetto rappresenta «ancora una fase intermedia dell'indagine. In precedenza non avevamo evidenze della sua presenza in Italia, se non per un respingimento avvenuto nel 2014».

Anis fu rispedito in Tunisia, «non per qualche motivo di pericolosità, ma per la sua condizione di clandestinità», precisa Giannini.

La presenza a Rimini di Anis alla vigilia della cattura, è certa: lo rivela una traccia telematica piuttosto fugace. Dalla città potrebbe essersi collegato alla Rete, col proprio telefonino, per scambiare informazioni in chat. Non sono emersi però per adesso altri contatti “riminesi” del magrebino la cui presenza in provincia non è mai emersa in passato.

Approfondimenti sono in corso per capire se quello da Rimini è semplicemente un transito o se il venticinquenne aveva dei motivi per fare tappa in città.

L'ipotesi al vaglio degli inquirenti è che sia stato proprio Anis a «spingere il fratello maggiore, Ahmed, alla radicalizzazione», specifica Giannini. La Corte di Appello di Bologna, all’esito dell’udienza di convalida del mandato di arresto europeo, ha disposto ieri la custodia cautelare in carcere per Hannachi. I tempi dell'estradizione in Francia «sono molto ridotti, entro qualche giorno», assicurano dal Viminale.

I francesi avevano segnalato il 3 ottobre la presenza di Anis in Italia, almeno dal 27 settembre. Le prime evidenze risalgono al 4 ottobre e «al momento non pare avesse basi solide, anche le modalità d'arresto lasciano credere questo. E non sono emerse attività e pianificazioni di movimenti qui in Italia».

La cattura

Come si è detto l'arresto è avvenuto sabato sera. Le prime segnalazioni indicavano il soggetto a Rimini, ma la pista si è rivelata “sfuggente”, mentre una volta a Ferrara è stato finalmente possibile individuare la sua presenza. Intercettato in bici, in pieno centro, era sprovvisto di documenti: lo straniero si è dichiarato algerino. Solo al termine di accertamenti fotodattiloscopici è stato scoperto il precedente del respingimento datato ottobre 2014. All'epoca disse di essere libico e fu rimandato in Tunisia.

Il materiale raccolto sabato è stato subito inviato a Tunisi e nella notte si è avuta la conferma che si trattava proprio del fratello di Ahmed, Anis. «Contatti recenti con la Tunisia non ce ne sono - spiegano dal Viminale - con i parenti sì perché sono stanziati sul territorio europeo». Trovati anche vari numeri di telefono che andranno sviluppati.

Secondo gli inquirenti, la persona che ha ospitato a Ferrara Anis Hannachi non risulterebbe collegata in nessun modo a realtà estremiste islamiche. I due sono coetanei e la loro è una vecchia amicizia: provengono dalla stessa città, Biserta, Tunisia. L’amico che vive a Ferrara da tempo - hanno detto gli inquirenti nel corso della conferenza stampa - è integrato e, secondo i primi riscontri, era consapevole di trovarsi di fronte a un estremista ma probabilmente non sapeva che fosse ricercato: al momento non sarebbe indagato. Anis non collabora. È accusato di «partecipazione ad associazione terroristica e complicità» nel delitto commesso dal fratello.

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