Chiesti altri nove anni per Tavares. La difesa: continuavano a vedersi

Rimini

RIMINI. Sette anni per aver perseguitato l'ex fidanzata Gessica Notaro più due anni per aver tagliato le orecchie al proprio pitbull (maltrattamenti di animale). Il pubblico ministero Marino Cerioni chiede al giudice Manuel Bianchi una condanna complessiva a nove anni di reclusione a carico di Eddy Tavares, il 29enne di Capo Verde per lo stalking che ha fatto da prologo all’episodio dell’aggressione con l’acido per il quale l’imputato è alla sbarra davanti al Gup in abbreviato (in quella sede il pm Cerioni ha chiesto 12 anni). Un doppio giudizio sul quale la difesa ha ancora da ridire (l’avvocato Riccardo Luzi è tornato a eccepire il principio del ne bis in idem): in caso di condanne le pene inflitte andranno a sommarsi (la sentenza dell’acido è prevista per il 20 ottobre e quella per gli atti persecutori il 26 ottobre). Con grande sensibilità, nella sua arringa, l’avvocato Andrea Tura (co-difensore dell’imputato) ha rivolto parole di rispetto e comprensione per il dramma vissuto dalla parte offesa, ma al termine dell’arringa - al pari del collega - ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito.

Il legale ha evidenziato infatti i contatti assidui tra i due ex fidanzati, anche a dispetto dei provvedimenti delle autorità: è emerso come i due continuassero a vedersi non solo di nascosto, ma anche alla luce del sole quando c’era da invitare a casa Tavares per dei piccoli lavoretti. Soltanto in subordine (e non per i maltrattamenti per l’amatissimo cane senza la prova certa del certificato veterinario falso che consentì il taglio delle orecchie) il minimo della pena con la concessione di tutte le attenuanti. Gessica (assistita dall’avvocato Alberto Alessi , per la prima volta nel corso del processo, si è messa a piangere ed è dovuta uscire dall’aula. Lo ha fatto mentre il pm Cerioni ripercorreva i comportamenti di Tavares che avevano finito per renderle la vita impossibile. Piombava al Delfinario di Rimini, dove lei lavorava, o nei luoghi pubblici che frequentava per farle delle scenate o per picchiare i suoi occasionali accompagnatori. Simulava malori improvvisi per impietosirla o allestiva macabre messinscena come un maldestro tentativo di impiccagione con una corda appesa al cancello di casa. Per non parlare del “bombardamento” di chiamate e messaggi, al punto che la ragazza chiedeva spesso a un vigile, amico di famiglia, di accompagnarla a casa. Un capitolo a parte, come detto, nella storia processuale di Edson Tavares Lopes, anche se proprio la sua ossessione, per l’accusa, rappresenta ovviamente il movente dello sfregio. Ma dov’è lo stalking? Si domanda Tura: «Gessica si preoccupa del suo persecutore, i due non possono fare a meno l’uno dell’altra, non interrompono mai il legame morboso che li avvince. Lui, che ora appare come il colpevole ideale della storia tra la bella principessa e la bestia, è invece l’amante imperfetto da voler lasciare, ma anche de tenere accanto, come una specie di droga». Non manca neppure il margine per la polemica dell’avvocato Luzi nei confronti di Regione (avvocati Paolo Righi e Mariano Rossetti) e Comune (avvocato Moreno Maresi) costituitisi parte civile. Se la prendono con Tavares, è in soldoni il discorso del legale, quando dovrebbero impiegare le loro risorse per contrastare la criminalità che - statistiche alla mano - vedono Rimini e le città emiliano-romagnole ai vertici della criminalità nazionale.

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