Tirincanti: «Non mi pento delle firme dal notaio. Avrò più tempo per fare il nonno»

Rimini

RICCIONE.  Luciano Tirincanti, le saranno fischiate le orecchie... O no?

«A proposito di cosa?».

È sulla bocca (virtuale) di tutti...

«Per quello che scrivono su Facebook? Qualcosa mi hanno detto. Io non ci guardo. Dicano quel che vogliono».

Ne dicono parecchie.

«Qualcuno lo denuncio. Chi mi ha diffamato per la ruota panoramica sarà chiamato a risponderne».

Se l’aspettava il trionfo di Renata Tosi?

«Chiaramente no. Mi aspettavo un altro risultato. La politica funziona così. Si può vincere o perdere. Chi vince governa ed è giusto. Ero e resto dell’idea che a Riccione servisse un sindaco diverso ma l’odio di cui si parla non c’entra niente».

Cosa intende?

«Non nutro alcuna forma di odio verso Renata Tosi, semplicemente la ritengo non adeguata a fare la sindaca. Siccome ha vinto di nuovo le elezioni deve tornare a governare ma mi auguro che lo faccia senza dichiarare guerra al mondo intero. Riccione ha bisogno costruire rapporti istituzionali con la Provincia, la Regione e lo Stato altrimenti perde tutti i finanziamenti e non può investire. Rimini coi soldi della metropolitana di costa ha rifatto l’asse mediano della città. Riccione con le sue battaglie non ha ottenuto niente. Ecco, mi auguro che cambi almeno sotto questo aspetto altrimenti ne pagheremo le conseguenze in termini di pesanti danni economici».

Torniamo al 23 febbraio: organizzerebbe di nuovo le dimissioni in massa per fare cadere Renata Tosi?

«Sì. Lo rifarei. Ero consapevole che sarei passato per traditore ma ero convinto che fosse necessario per la città. Non ho cambiato idea. La giunta sarebbe caduta comunque ma il commissario lo avremmo avuto in Comune per un anno e mezzo invece che per un mese. Ero vicesindaco: io non ci ho guadagnato nulla. Anzi».

Su Facebook in parecchi le suggeriscono di fare il nonno. E basta.

«Sono nonno da dieci anni e ne sono onorato. Farò il sindaco dei miei nipoti».

Con la politica ha chiuso?

«La mia parte credo di averla fatta. Questo gioco di cattiverie, parlare male della gente, nutrire forti rancori non mi piace per niente. Avrò più tempo per fare il nonno».

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