«Non resto all'Italia in miniatura»

Rimini

RIMINI. «Dopo quasi 44 anni di Italia in miniatura, è ora che decida cosa fare da grande». Paolo Rambaldi, patròn del parco di Viserba (dove lavora insieme alle tre sorelle Silvia, Lisa e Ivana), sta definendo in questi giorni il passaggio della sua creatura al gruppo guidato da Giuseppe Costa.

«Abbiamo raggiunto un accordo di massima - conferma - restano da definire solo alcuni dettagli: entro una settimana, massimo dieci giorni, dovremmo chiudere l’operazione».

L’Italia in miniatura nasce il 4 luglio del 1970 grazie a un’intuizione di Ivo Rambaldi. Il figlio Paolo affianca da subito il padre in questa rivoluzionaria attività con l’obiettivo di far conoscere i tesori d’Italia nell’arco di una semplice passeggiata: «A 17 anni ero già lì - ricorda Rambaldi - si può dunque immaginare quale sia il mio stato d’animo». In breve tempo Italia in miniatura diventa uno dei parchi più importanti, conosciuto non solo in Italia ma in mezza in Europa.

Il patròn però non ha nessuna intenzione di affiancare nella gestione Giuseppe Costa, con il quale tra l’altro è buon amico (erano insieme nell’avventura iniziale dell’Acquario di Cattolica, ndr): «Non resterò - precisa netto -, vado a fare altre cose».

Quali cose? «Mi concentrerò sull’altra mia attività», che ha un nome e un cognome: si chiama General Display, ha sede a San Mauro Pascoli ed «è la società del gruppo che produce le miniature. Lavora con i parchi tematici e i musei (realizza itinerari multimediali), in Italia e all’estero. Si occupa di scenografie come già avvenuto in Francia e Germania, ma anche Brasile e Canada. Realizziamo anche allestimenti di negozi per marchi importanti come Prada, D&G, Calzedonia. Per ora resto a Rimini, ma non è detto che in futuro non decida di trasferirmi».

L’addio di Rambaldi (al parco insieme alle tre sorelle Silvia, Lisa e Ivana) è legato da un lato a un calo degli affari e dall’altro alla volontà di disimpegnarsi dalle molteplici attività: «A 61 anni, un lavoro solo può bastare».

Dal parco di Viserba, negli ultimi anni, erano arrivati segnali inequivocabili della necessità di cambiare: dalla richiesta di ampliare Italia in miniatura, alla cassa integrazione dei dipendenti, fino al progetto di trasferirsi, armi e bagagli, a Bellaria. «E’ che dopo un po’ soffoco, ho bisogno di spazio» spiega Rambaldi. La soluzione è stata trovata e garantisce anche i 36 posti di lavoro a tempo indeterminato. 

 

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