Trentenne torna dall'Africa: sospetto caso di lebbra

Rimini

RIMINI. Solo a pronunciarla è una parola che mette paura: lebbra. Lo diciamo subito, non c’è nulla di ufficiale e i sanitari dell’ospedale stanno ancora monitorando e attendono gli esami medici, ma la possibilità esiste. Un ragazzo di trent’anni è ricoverato all’Infermi per un sospetto caso di lebbra. Tutte le persone che negli ultimi giorni sono state a contatto con lui stanno per essere raggiunte dall’Ufficio d’igiene per avviare le procedure del caso. Non devono assumere farmaci, per il momento è sufficiente tenere tutti sotto controllo.

Dalla Nigeria a Rimini

La storia a grandi linee è più o meno questa. Il protagonista è un trentenne nato in Nigeria e residente a Rimini da almeno cinque anni. Ha un lavoro e una normale vita sociale. Nelle scorse settimane è stato in Africa, nel suo paese d’origine, dove aveva in programma una serie di incontri con amici a parenti. Al ritorno in Italia, però, si è accorto che qualcosa nelle mani e nei piedi non andava. Oltre alle escoriazioni era il forte prurito a destare preoccupazioni. Il ragazzo si è quindi presentato dal medico di famiglia che alla vista della pelle che aveva cambiato colore, ha suggerito di farsi controllare da un dermatologo. Stessa premura e nel dubbio si è deciso per il ricovero al reparto infettivi dell’ospedale.

Sotto esame

Ovviamente i sanitari ancora attendono l’esito di tutte le indagini, ma proprio per la singolarità della malattia, non hanno alcuna intenzione di lasciare nulla al caso. E come si dice si preparano al peggio: la lebbra, appunto.

Oltre a tenere il giovane sotto controllo, il lavoro di queste ore da parte del personale dell’Ufficio d’igiene è quello di rintracciare le persone che in modo o nell’altro sono venute a contatto con il trentenne nigeriano. Per evitare una psicosi collettiva i sanitari spiegano che la lebbra non è una malattia particolarmente aggressiva e quindi non si contrae dal semplice contatto. È necessaria una frequentazione più assidua, associata anche a un particolare stato di salute, magari denutrizione e un fisico debilitato.

Lo screening sanitario per ora ha messo sotto osservazione una ventina di persone. Il trentenne nigeriano vive solo, ma oltre agli ambienti di lavoro frequenta anche la parrocchia.

L’Ufficio d’igiene dell’Ausl e i sanitari dell’Infermi assicurano che anche nell’eventualità si trattasse di lebbra, chi in un modo o nell’altro ha condiviso parte della sua giornata con il trentenne ricoverato, non deve seguire alcuna terapia farmacologica, è sufficiente rimanere sotto controllo medico.

Nel giro di pochi giorni sono attesi gli esiti degli ultimi esami e solo in quel momento si potrà dire con esattezza se si tratta di lebbra oppure di qualche altra forma di patologia della pelle.

Nel frattempo, come è ovvio, l’importante è evitare il dilagare dei timori, individuare e tenere sotto osservazione tutte le persone che in qualche modo sono state a stretto contatto con la persona che sta manifestando sintomi particolarmente sospetti e in questo momento è ricoverato all’ospedale.

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