«Protesta chi non è apparso in televisione. I critici potevano cambiare canale»

Riccione

RICCIONE. Concita De Gregorio spiega di essere avvezza alle lagnanze dei politici e dei presidenti di categoria. «Sa come funziona? In genere a protestare sono quelli che non hai mandato in video. Spiegano che il tuo racconto è parziale perché a mancare è proprio il loro punto di vista». Raggiunta al telefono mentre lavora a Cagliari, l’autrice di FuoriRoma non si scompone quando le viene fatto presente che la trasmissione su Riccione andata in onda lunedì sera ha scatenato un vespaio. «Quali critiche scusi? - domanda la cronista di Repubblica, ex direttrice de l’Unità - Non ne so nulla».

La puntata di lunedì è stata criticata più o meno da tutto l’arco costituzionale riccionese, ex sindaca Renata Tosi esclusa. Addirittura un deputato, Sergio Pizzolante, ha tacciato il programma di avere subito la regia politica di chi da queste parti ha qualche aggancio in Rai.

«Guardi. Non so che dire... Da lunedì ho ricevuto centinaia di messaggi di congratulazioni e ringraziamenti da tutta la zona del Riminese e dal resto della Romagna. Credo di avere raccontato con obiettività la realtà di Riccione con spunti che per un pubblico nazionale possono essere sorprendenti come lo Spazio Tondelli, il personaggio del Principe Maurice, la comunità di San Patrignano e la storia di Marco Simoncelli».

L’accusano di avere “ammazzato” la città, affossandone oltremodo l’immagine, di averla raccontata in maniera profondamente distorta.

«Con FuoriRoma sono tornata alle mie origini. Ho iniziato trent’anni fa il mio lavoro proprio con questo tipo di approccio alla narrazione dei territori. Credo di avere una certa esperienza nella ricerca delle fonti e rivendico la piena autonomia nel mio lavoro: di questa non rispondo neppure».

Chi la critica dice che si è limitata al compitino: città in declino e muro del Trc a dividerla, immagine abusata, stereotipata.

«Ripeto: la puntata è piaciuta, un milione e centomila telespettatori».

Questo non significa necessariamente che la sua foto di Riccione sia stata nitida.

«Ho trascorso a Riccione due settimane e complessivamente la redazione ha lavorato un mese alla realizzazione del servizio. Ho parlato con cinquanta persone e ne ho selezionate quindici da mandare in video. Non si tratta di uno sforzo comune ma enorme per un’emittente televisiva. A chi non è piaciuta dico che la prossima volta può cambiare canale. Chi fa il mio lavoro non può piacere per forza a tutti: non ho questa ambizione neppure quando scrivo libri. Anzi, preciso meglio: non deve piacere a tutti. Se piace a tutti non ha fatto bene il proprio mestiere».

Tornando al merito...

«Ho raccontato una realtà complessa, articolata. Lo Spazio Tondelli, per esempio, è brillante. Il muro della metropolitana di costa che spacca la città in due è lì, la spacca. O no?».

Lei a Riccione c’era mai stata?

«Molte volte nella vita. Spesso in occasioni di lavoro. A Rimini, soprattutto, dove ci sono stati congressi epocali per la politica italiana, come quello durante il quale Achille Occhetto sciolse il Partito comunista italiano».

Bene. Ma al di là del lavoro a Rimini ha mai frequentato Riccione prima della puntata di FuoriRoma?

«Mi sta facendo un esame sulla mia conoscenza di Riccione? La conosco e sono convinta di avere fatto un buon lavoro. Sono abituata alla critiche di chi non è stato interpellato. Succede in politica e capita quando fai la narrazione di una città: le persone a cui non hai dato la parola sono convinte che è proprio il loro punto di vista che manca al tuo servizio. Auguro a Riccione di avere altre televisioni che investono così tante risorse per una trasmissione di un’ora».

Cosa risponde a chi accusa il programma di essere stato in qualche modo pilotato?

«Posso essere condizionabile dai consiglieri comunali di Riccione? Non scendiamo così in basso per favore».

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