Airbnb, il Comune adesso tratta: «Riscuotano la tassa di soggiorno»

Rimini

RIMINI. Airbnb, il Comune parte con le trattative per fare emergere le evasioni. «Dovranno essere loro a riscuotere la tassa di soggiorno». La conferma arriva dall’assessore al Bilancio, Gianluca Brasini, che annuncia l’obiettivo dell’amministrazione: «Fare in modo che ci siano regole uguali per tutti e adesso non ci sono».

Nel mirino dell’amministrazione è infatti finito il settore dell’extra alberghiero. In particolare gli appartamenti che sono ufficialmente residenziali ma che in realtà sono utilizzati per essere affittati, soprattutto tramite piattaforme sul web come Airbnb e Homelidays. Complicato fare un calcolo preciso su tutte le strutture irregolari, ma una stima fatta di nei giorni scorsi indica circa 300 appartamenti nel solo comune di Rimini. Tutte strutture che vengono reclamizzate nel web e non hanno presentato la necessaria Segnalazione certificati inizio attività (Scia), a differenza dei 29 proprietari di case vacanze per un totale di 70 immobili, i 30 affittacamere, i 37 b&b, i 10 agriturismi, che invece risultano ufficialmente a Palazzo Garampi.

Ecco spiegato perché da alcune settimane è partito un confronto per firmare un protocollo con una delle piattaforme di Internet più importanti, ovvero Airbnb, finita più volte al centro delle contestazioni degli albergatori proprio perché accusata di «concorrenza sleale». Brasini, pur difendendo i nuovi strumenti di ospitalità, «bisogna sapersi adeguare ai tempi», non ammette «dei vantaggi fiscali ingiustificati e il raggiro delle norme». Tradotto: «Vogliamo che sia la stessa Airbnb a riscuotere e versare l’imposta di soggiorno - continua l’assessore - proprio come accade per gli albergatori divenuti sostituti di imposta».

Con l’accordo da firmare la meta da raggiungere è quindi quella di «fare emergere il sommerso», perché, aggiunge ancora l’esponente di giunta con delega al Bilancio, «il tema centrale è quello di garantire un sistema equo di regole certe dal punto di vista fiscale e normativo», prendendo ad esempio «i tanti Paesi anglosassoni dove tutte queste nuove forme di ospitalità che avanzano per i turisti convivono in modo pacifico con le classiche strutture alberghiere».

Per raggiungere però l’obiettivo di equità, Brasini fa un appello anche a Roma, dove in novembre, alla Camera, sono stati bocciati in commissione gli emendamenti alla legge di Bilancio sulle locazioni brevi, i cosiddetti “emendamenti Airbnb”. Le modifiche prevedevano un registro nazionale all’Agenzia delle Entrate di quanti offrono la propria abitazione ai turisti e la cedolare secca obbligatoria al 21 per cento. «Basterebbero questi strumenti che inspiegabilmente sono stati eliminati in corsa - conclude l’assessore - per riuscire a dare una risposta concreta a chi chiede regole certe e uguali per tutti sul pagamento delle tasse».

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