Teatro Galli, un mese di eventi per i riminesi

Rimini

RIMINI. Un fiume di denaro pagato dalle tasche dei riminesi, decine di milioni di euro versati per ridare vita al Teatro Galli. Per questo motivo, il sindaco annuncia, con un anno di anticipo dall’apertura, prevista per i primi mesi del 2018, che «dopo quasi 75 anni di black out, non ci sarà nessun evento esclusivo per la casta».

Parole che arrivano in replica alla lettera inviata martedì ai giornali da don Romano Nicolini, il quale ha chiesto di evitare che il taglio del nastro del Galli «non sia appannaggio dei soliti notabili che vengono, applaudono e se ne vanno». Su questo punto il primo cittadino, Andrea Gnassi, ribatte precisando che «non ci sarà una “vernice” riservata a pochi, perché quel restauro, che alla fine costerà una somma superiore ai 30 milioni di euro, non ha avuto sponsor e alla fine è stato pagato da tutti i cittadini di Rimini».

Sempre su questi presupposti, ovvero che «a finanziare sono stati i 148mila riminesi», il sindaco prosegue chiarendo che si tratta di «un’opera che davvero più di ogni altra cosa rappresenta un collante comunitario e un simbolo identitario, da Torre Pedrera a Miramare, dal centro storico all’entroterra. Per questo, ci sarà un’apertura generale e «toccherà a tutti i cittadini il posto in prima fila, in platea e nei palchetti allorché l’opera che hanno finanziato, pensando al futuro prima che al passato, riaprirà i battenti dopo l’interruzione datata 1944».

Al fine di fare seguire i fatti alle parole, Gnassi ha quindi escluso la possibilità di una serata singola. Il Comune è al lavoro su altre strade. Tradotto: «Un palinsesto lungo diverse settimane e un mese intero in cui tutti, tutti, avranno la possibilità di accedere liberamente alla grande musica, antica e moderna, e allo spettacolo negli spazi creasti da Poletti, oggi restaurati». A quel punto «Il Galli sarà davvero il teatro civico: non ha santi in Paradiso né benefattori da ringraziare, se non i tutti noi riminesi che comunque questo luogo stanno cominciando già a ‘vederlo’ e utilizzarlo. E “tutti noi” può già essere lo slogan, il lancio di quello straordinario momento».

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