Morta annegata dopo la "bomba", chiesto il processo per tre

Rimini

RIMINI. Due ex direttrici del carcere di Rimini e un dirigente di Hera sono indagati a diverso titolo per disastro colposo e omicidio colposo. Sono chiamati a rispondere per i danni causati nella zona dei Casetti dalla bomba d’acqua che si abbatté sul Riminese il 24 giugno 2013. In quella circostanza morì per annegamento Florida Bernabè, di 79 anni. La donna fu travolta da una fiumana, scesa dalla collina, all’interno della sua abitazione di via Santa Cristina, davanti al carcere. Le due ex direttrici della casa circondariale, Maria Benassi e Palma Mercurio (che si avvicendarono a marzo 2013) e il responsabile delle reti fognarie di Hera Pierpaolo Martinini, secondo l’accusa non hanno provveduto a far effettuare la manutenzione del canale di scolo che passa all’interno del carcere. Proprio la mancata pulizia del fossato avrebbe contribuito all’allagamento della zona.

Nelle abitazioni davanti ai Casetti, tra cui quella dove perse la vita la 79enne, l’acqua aveva raggiunto quasi il metro di altezza, non riuscendo a defluire. Maria Benassi, che ricoprì l’incarico fino a marzo di quell’anno, deve rispondere solo di disastro colposo mentre su Palma Mercurio (subentrata a marzo 2013) e Pierpaolo Martinini pende anche l’accusa di omicidio colposo. Per tutti loro, la procura di Rimini ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio. Le criticità nella zona, secondo gli accertamenti effettuati in fase di indagine, erano state segnalate dal 2005 da Comune, prefettura e Consorzio di bonifica. In particolare, gli enti avevano messo in evidenza lo stato di degrado delle sbarre e del muretto antievasione, lungo 180 metri, parzialmente ostruiti dalle alluvioni precedenti avvenute negli anni 1996, 1997 e 2002. Il muretto, in alcuni punti alto fino a mezzo metro, ha fatto da diga, impedendo il deflusso delle acque fuoriuscite dal sistema idraulico sotto la sede stradale per via dell’ostruzione provocata dai detriti scesi da monte. Al già pesantissimo bilancio di danni, si era aggiunta la morte della 79enne.

La donna l'aveva sempre detto ai suoi parenti e ai suoi vicini di casa: «Se arriva l'acqua giù dalla collina mi affoga». Proprio per colpa di una fiumana di acqua e fango, il 24 giugno di quattro anni fa ha perso la vita, travolta da un'ondata mentre apriva la porta del suo appartamento, posto al pian terreno. La 79enne è stata soccorsa da un vicino di casa ma per lei non c’è stato nulla da fare. L’autopsia ha accertato che il decesso è stato dovuto ad annegamento. Scivolando, era caduta a faccia in giù, rimanendo sotto il livello dell’acqua che aveva superato il mezzo metro. Dal retro dell'abitazione, dove c'è un terreno privato affittato per buttare sfalci d'erba, stando ai racconti dei testimoni, era arrivata «una “valanga” che ha travolto tutto».

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