Inneggiava all'Isis: «Vi faccio esplodere»

Rimini

RIMINI. «Torno e faccio saltare in aria il vostro Paese. Io appartengono all’Isis, evviva l’Isis. Allah akbar». Sono le ultime parole pronunciate da Mohamed Adnan, marocchino di 39 anni, prima di lasciare l’Italia un paio di giorni fa. Il fatto di inneggiare al sedicente stato islamico e di fare proseliti tra gli altri detenuti, ha accelerato la procedura di espulsione che era già stata disposta nei suoi confronti.

Scortato da quattro agenti della polizia di Stato di Rimini e Bologna, lo straniero è stato scortato fino in Marocco, dove è stato consegnato alle forze dell’ordine nella serata di mercoledì. L’uomo è lo stesso che i primi di gennaio si era cucito la bocca con ago e filo: una forma di autolesionismo ripetuta più volte nel giro di pochi giorni, per protestare contro il provvedimento di rimpatrio. La procedura è prevista per i detenuti con un residuo di pena inferiore ai due anni. Adnan avrebbe finito di scontare a novembre di quest’anno una pena di 3 anni e 4 mesi per una tentata estorsione commessa nel Cesenate, dove vivono alcuni suoi familiari. Prima di arrivare nel carcere dei Casetti di Rimini, il marocchino era stato detenuto nel carcere di Ferrara e in precedenza si era girato praticamente tutti gli altri carceri dell’Emilia Romagna, a fronte di 14 condanne penali accumulate dal 1998 ad oggi. Ogni volta, fra l’altro, aveva fornito identità e nazionalità diverse da quella reale e ultimamente sosteneva di essere algerino.

Quando sono state avviate le pratiche per il rimpatrio però, l’ambasciata marocchina l’ha riconosciuto come cittadino del Marocco. Oltre ai fatti più recenti, Adnan aveva già sollevato problemi in carcere. La vigilia di Natale voleva prendere parte a tutti i costi alla messa celebrata dal vescovo ma in via precauzionale era stato allontanato. In quell’occasione si era messo a gridare insulti e minacce verso gli agenti di polizia penitenziaria. Il 24 gennaio, il giudice del Tribunale di sorveglianza di Bologna ha confermato l’espulsione dall’Italia di Adnan (la cui procedura era già in itinere) e il giorno successivo, il 25 gennaio, il personale del carcere di Rimini lo ha segnalato per aver inneggiato all’Isis accelerando di fatto le pratiche per riportarlo nel suo Paese. Lo straniero è partito nel pomeriggio di mercoledì con un volo di linea dall’aeroporto Marconi di Bologna.

Nel percorso sono stati adottati i sistemi di sicurezza previsti per le scorte internazionali, protocolli che si adottano soprattutto nei casi di resistenza e autolesionismo per l’incolumità del detenuto e degli agenti. Oltre alle manette gli è stato fatto indossare un casco affinché non tentasse di urtare la testa durante il trasporto. Il marocchino è anche uno dei 356 detenuti “sorvegliati speciali” dalle autorità italiane perché soggetto a rischio radicalizzazione. Prima di lasciare il nostro Paese gli è stato fatto l’esame del Dna. Il caso solleva ancora una volta il problema di organico sottodimensionato della polizia penitenziaria e l’esigenza di effettuare corsi di arabo oltre quelli per riconoscere le dinamiche di radicalizzazione all’interno delle carceri.

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