Mancati divieti di balneazione si allarga la platea degli indagati
Tutti gli iscritti nel registro degli indagati nei prossimi giorni, a partire dai primi di febbraio, avranno la possibilità di chiarire la propria posizione prima che il magistrato tiri le somme, decidendo di chiudere le indagini preliminari (il pm potrebbe anche optare per una richiesta di archiviazione). Gli interessati hanno ricevuto un invito per essere ascoltati e ora dovranno decidere, dopo essersi consultati con i propri avvocati, il da farsi. Era stata la stessa Renata Tosi, nel giugno 2016, a rendere noto l’avvio del procedimento nei suoi confronti, dichiarando pubblicamente la sua intenzione di fornire ogni delucidazione richiesta. «Ogni disposizione in merito alla regolamentazione della balneazione - aveva comunque ribadito - è stata sempre presa nel pieno rispetto delle norme e con la totale ed irrinunciabile garanzia di preservare e salvaguardare sempre e comunque la salute pubblica».
Le accuse mosse
Gli inquirenti, però, contestano una serie di episodi ricorrenti nei quali, a fronte dello sforamento dei parametri (specialmente nelle aree a ridosso del fiume Marano e del rio Asse), i cartelli di divieto non sarebbero mai spuntati.
Dov’è l’errore: l’Arpa rileva l’anomalia, ripete il controllo a distanza di ventiquattro ore e segnala precauzionalmente la situazione all’Ausl che a sua volta propone il divieto. A quel punto gli uffici comunali stilano l’ordinanza e la sottopongono al sindaco per la firma. Poi, dopo la valutazione e l’eventuale via libera la palla passa a chi, materialmente, deve occuparsi degli adempimenti pratici. Cartelli compresi. Per gli investigatori ci sarebbero casi di mancata emanazione, ma anche di emanazione tardiva o disattesa. Al pari del sindaco Tosi, anche altri indagati, sono convinti di poter chiarire tutto senza il rischio di ritrovarsi a processo. Gli interrogatori sono fissati a partire dal prossimo 2 febbraio.