In piazza per Gessica: non ti lasciamo sola

Rimini

RIMINI. Siamo qui per te, Gessica. Per dire no alla violenza, ma non solo oggi, tutti i giorni, in ogni gesto della vita quotidiana: una parola, un commento sessista, un’offesa. Alcune centinaia di persone ieri sera si sono riunite in piazza Tre Martiri. La storia di Gessica Notaro è drammaticamente nota: l’ex fidanzato le ha gettato dell’acido in volto e solo il tempo dirà quanto altro male può averle causato. Dalla sua camera in ospedale Gessica le ha viste quelle persone lì per lei ed era contenta: se ho questa carica e reagisco è perché sento l’affetto della gente.

Paola Gualano è il presidente di Rompi il silenzio, il centro nato per proteggere le donne minacciate, picchiate e vittime di ogni tipo di violenza. Si chiede se ha senso ritrovarsi in piazza. E il senso ce l’ha, eccome. «Per me ne ha - spiega subito - ed è quello di essere uniti in una lotta diventata complicata. Non si può più delegare alle forze dell’ordine e ai centri anti-violenza, non basta più».

Le parole chiave sono responsabilità, presenza e partecipazione «non solo oggi, ma sempre», nei momenti della vita quotidiana, perché anche una «parolaccia rivolta a una donna è violenza, l’assunzione di responsabilità deve continuare nelle case, tutti abbiamo figli, nipoti, amici e quando faranno battute sessiste», quello è il momento di esserci, «solo cambiando la cultura» la battaglia può essere vinta.

Anche oggi - ricorda alle persone in piazza per il presidio - «due femminicidi, non basta dire basta, dateci una mano, non basta la camminata contro la violenza, state insieme a noi, non scomparite alla fine di questa manifestazione, se no diventa tutto inutile». Fra una «settimana le luci non ci saranno più, però noi la nostra parte la dobbiamo fare al di fuori di questo momento».

Il sindaco Andrea Gnassi afferra il testimone e rafforza le parole di Paola Gualano. «Siamo qua per non rassegnarci a una cultura arcaica - afferma - che considera la donna un oggetto su cui si può infierire con gesti vigliacchi».

Piazza Tre Martiri è attraversata dal gelo, in ogni caso alcune centinaia di persone hanno voluto abbracciare Gessica. «Oggi questa piazza è la risposta alla cultura dell’odio. Ci sono ragazzi e uomini che non vogliono avere nulla a che fare con un criminale, con un uomo che si è rivelato una caricatura di uomo. Siamo per Gessica, che ha voglia di riprendersi la vita qua nella sua città. Gessica si riprenderà, si riprenderà il suo bellissimo volto. Gessica E’ per te (si chiama così la camminata anti-violenza organizzata ogni anno da Rompi il silenzio), è per te e ti aspettiamo qua con noi».

Alla vigilia del presidio Gessica Notaro aveva espresso il desiderio di assistere in qualche modo e zie e amici alla fine hanno confermato. «Ha visto - assicura un’amica di famiglia - mi ha appena inviato un sms».

«E’ contenta, almeno ha visto che c’è gente con il cuore grande - aggiunge Loredana, la zia -. Lo dice sempre, questa carica che ho, mi viene dall’affetto che sto ricevendo dalla gente, da tutta Italia».

Lo stato di salute di Gessica gravita sempre intorno all’occhio sinistro, si attende l’esito delle cure. «Prega tanto per la vista, mi dice Gessica - aggiunge - il resto non mi interessa, il volto, mi interessa vedere».

La zia svela anche che Gessica è rimasta amareggiata per le minacce dedicate al figlio dell’ex fidanzato, l’uomo che le ha gettato l’acido in volto. «Sono cose folli, cosa c’entra un bimbo, cosa c’entra un bimbo di cinque anni».

Presto che è tardi. «E’ opprimente, frustrante, e inutile per le vittime, occuparsi del giorno dopo, bisogna prevenire». Lo scrivono le segreterie e i coordinamenti femminili di Cgil, Cisl e Uil che ieri hanno partecipato al sit in piazza Tre Martiri.

«E in questo - continuano - non abbiano reticenza i magistrati o i responsabili delle forze dell’ordine a dire se sono in essere delle situazioni di pericolo, delle denunce. Bisogna isolare gli stalker che sono persone crudeli ma anche dei grandi vigliacchi. Non si tratta di sbattere mostri in prima pagina, né pensare che tutto possa essere risolto con l’inasprimento delle pene, ma informare, creare stati di allerta, suggerire comportamenti alle possibili vittime ma anche alla cittadinanza in genere. In una parola: prevenire».

Quello che succede prima della tragedia, solleva quesiti. «Esistono casi a conoscenza dei magistrati, delle forze dell’ordine, degli operatori che a vario titolo si occupano di queste problematiche che si annunciano come futuri eventi delittuosi? E come vengono affrontati? Decide il magistrato, in completa solitudine e discrezionalità, quale ordine restrittivo sia meglio applicare? Se ne occupano i servizi sociali? Chi segue e come le vittime annunciate o gli stalker?».

I sindacati lanciano così una proposta. «Diciamo che oltre a tutto quanto di importante già viene fatto e oltre all’applicazione delle leggi, si potrebbe istituire nel territorio un coordinamento di tutti i soggetti che sono o possono essere parte attiva in un’opera che tenda alla prevenzione. Pensiamo anche che questo coordinamento, pur nel rispetto dei singoli ruoli, possa farsi promotore di un protocollo dove si definiscano alcune linee guida di comportamento dei soggetti che ne fanno parte. In certe situazioni, ad esempio, oltre a provvedimenti di carattere repressivo potrebbero rendersi necessari degli interventi di tipo psicologico o di altra natura che spetterà agli esperti individuare».

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