Carim, lo spettro degli esuberi all'orizzonte

Rimini

RIMINI. Sui 650 dipendenti di Banca Carim si agita lo spettro degli esuberi, richiesti per sistemare i conti del più importante istituto di credito della città. L’ultimo giorno del 2016, la banca riminese ha annunciato la volontà di ridurre il costo del lavoro del 15%: una ricetta che deve passare obbligatoriamente da prepensionamenti, fondo esuberi, cassa integrazione, fino al licenziamento.

I “tagli” potrebbero diventare realtà nell’arco di alcuni mesi. La trattativa con i sindacati partirà entro pochi giorni, ma la Cgil fa sapere che «è sfacciataggine pretendere dai lavoratori ulteriori sacrifici mentre ancora si stanno pagando gli oneri degli errori passati». Mentre la Fabi alza il muro: «Altro che tagli, in base alle ore di straordinario dei dipendenti, servirebbero almeno altre otto assunzioni».

Il segretario della Fabi riminese, Giuseppe Taddia, chiarisce: «Aspettiamo di capire se ci sarà una richiesta di esuberi. In base ai nostri dati, i lavoratori della Carim producono 18mila ore di straordinario. E se i numeri hanno un valore, questo equivale alla necessità di assumere altre 8 o 9 unità. Se hanno intenzione di chiudere alcuni sportelli, non ce l’hanno ancora comunicato. Eventualmente punteremo sulle uscite volontarie».

In attesa del confronto con Carim, il sindacato ritiene «prioritario il confronto con i lavoratori. Abbiamo già coinvolto nelle assemblee alcune centinaia di lavoratori che chiedono trasparenza e correttezza e pretendono un progetto industriale che valorizzi il ruolo dei dipendenti e dia ragione dei numerosi sacrifici fatti in questi anni». Da tempo la Fabi ha evidenziato «che il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze bancarie sono stati deliberati dai vertici dell’istituto e non possono essere i lavoratori a pagare. E siamo pronti a coinvolgeremo le istituzioni locali».

Va all’attacco anche la Cgil: «Oggi Carim ripropone la ricetta del taglio dei costi, e di conseguenza del personale, dando la colpa alla situazione economica. Malgrado i sacrifici chiesti nel 2015 debbano ancora essere completati (ci sono migliaia di giornate di solidarietà da spesare nel 2017 a carico dei lavoratori)».

«Il commissariamento si è chiuso nel 2012 - ricorda la Camera del lavoro - ma tutti questi anni sembrano passati invano. Si continuano a nascondere i veri problemi causati, in primo luogo, dall’elevato stock di crediti deteriorati e dalla loro insufficiente copertura». La Cgil vuole sapere «qual è lo stato dei crediti cosiddetti inesigibili». E ricorda: «Quando al tavolo istituito dalla Provincia, chiedevamo alle banche locali di anticipare la cassa integrazione ai lavoratori dipendenti dalle aziende in crisi, la maggior parte delle porte sono rimaste serrate. Ci dicevano che le banche non potevano rischiare. Non per i lavoratori, aggiungiamo noi».

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