«Era lui con una bottiglietta in mano: mi ha gettato l'acido senza una parola»

Rimini

RIMINI. Gessica ha gli occhi bendati, ma rivede se stessa davanti al posto auto 49 del condominio di via Bidente, riservato alla sua Nissan Juke, intenta a prendere una borsa dall’auto, prima di salire in casa. In piedi, nell’ombra, c’è un uomo vestito di nero, indossa un berretto. «Sono certa era lui: Eddy, il mio ex fidanzato - ripete agli investigatori dal letto dell’ospedale -. Proprio di fianco, a meno di due passi. L’ho visto bene in volto e l’ho riconosciuto. Ci siamo guardati per un istante: ho visto che aveva in mano una bottiglietta. Mi ha gettato in faccia il liquido che c’era dentro senza dire una parola. Ho sentito il viso che bruciava, la pelle era come se friggesse. Ho cominciato a urlare per il dolore. Fortissimo, insopportabile. Lui è scappato a a piedi verso l’Ausl, ma io istintivamente l’ho inseguito fino alla sbarra del parcheggio dove avevo lasciato poco prima il mio nuovo fidanzato, però lui era appena andato via con l’auto. Tutto questo prima che gli occhi non vedessero più niente: a un certo punto, infatti, la vista si è appannata prima di sprofondare nel buio. In quel momento ho sentito il rumore del motore di una macchina che partiva e si allontanava sgommando». Tra i primi soccorritori, martedì scorso poco prima delle 23.30, c’era anche la madre Gabriella: «Guarda cosa mi ha fatto Eddy (soprannome dell’indagato Edson Jorge Tavares Lopes, 29 anni originario di Capo Verde) mi ha gettato l’acido in faccia». La testimonianza di Gessica Notaro, 27 anni compiuti il 27 dicembre scorso, sembra sufficiente a inchiodare il sospettato, fermato da polizia e carabinieri la mattina successiva, alle sue responsabilità. Ma ovviamente le indagini continuano: sul posto è stato trovato un guanto da operaio imbevuto di un liquido maleodorante, presumibilmente usato dall’aggressore per non farsi male e la papalina di colore grigio da lui indossata. Agenti della Scientifica attraverso una siringa e dei tamponi hanno inoltre prelevato i residui della sostanza utilizzata per colpire la donna: di colore rossastro è risultato essere, stando a un primo esame effettuato nei laboratori di analisi dell’ospedale di Rimini, un acido (non ancora identificato, cloridrico? solforico?) con un livello di Ph altissimo, compreso tra 0 e 0,5 e quindi particolarmente nocivo per i tessuti umani. Nel nuovo domicilio di Eddy - un appartamento di via Vannucci, 15 - sono state inoltre sequestrate delle confezioni di prodotti per sturare le tubature contenenti sostanze caustiche. L’ex fidanzato non avrebbe potuto avvicinarsi alla ragazza, per ordine del giudice, né comunicare con lei. Invece in queste ore si è scoperto che lo aveva fatto. «E’ successo a capodanno - rivela Gessica - prima gli auguri, che ho ricambiato. Poi un messaggio vocale inquietante: Ho saputo che stai con un altro e ti diverti alla faccia mia.». Il tono l’aveva spaventata: nei mesi precedenti, tra giugno e ottobre, prima dello stop del giudice, lui gliene aveva fatte vedere di tutti i colori. «Così l’ho chiamato per smentire tutto e cercare di tenerlo tranquillo, poi l’ho bloccato sia al telefono sia su Facebook, così che non potesse più contattarmi». Si pentirà forse per tutta la vita di non avere avvertito la polizia, ma tre o quattro giorni dopo - incrociandolo per caso alle Befane - deve essersi rassicurata. «Lui era in compagnia di una ragazza: ha salutato mia madre senza degnarmi di uno sguardo». Gessica sperava che si fosse messo l’anima in pace. Invece il giorno dell’aggressione Eddy l’ha cercata altre due volte al telefono di casa. «Una alla mattina, una alla sera», racconta la madre. «Lei non c’era, ma lui insisteva dicendomi che aveva una cosa importante da dire a mia figlia. La seconda chiamata mi è scappato detto che era a cena fuori e che al suo rientro le avrei riferito il messaggio». Sull’uscio di casa, invece, stando alla ragazza, si è ritrovata direttamente il suo persecutore.

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