Requisitoria, al pm non bastano sette ore

Rimini

RIMINI. Non sono bastate sette ore al pubblico ministero Monica Garulli per chiedere la condanna di Luca Varani, il 36enne avvocato pesarese iscritto al Foro di Rimini accusato di aver assoldato due killer albanesi per sfregiare l’ex fidanzata e collega Lucia Annibali. Il processo con rito abbreviato ricomincerà questa mattina. Seguiranno le arringhe dei difensori ed a questo punto è ipotizzabile che la sentenza non arriverà prima di lunedi.

Centosettanta pagine e decine di slide. E la “traccia” seguita dal pm per ricostruire nei minimi dettagli uno degli episodi di violenza sulle donne più crudeli degli ultimi anni. Vittima e carnefice erano presenti entrambi in aula. Ma mentre Lucia Annibali ha sempre tenuto lo sguardo alto, Varani non ha praticamente mai alzato gli occhi da terra. Quando il processo a porte chiuse è iniziato, fuori dal tribunale c’erano decine di donne che hanno manifestato la loro solidarietà a Lucia e hanno chiesto una condanna esemplare per l’ex fidanzato. Varani, lo ricordiamo, è accusato di tentato omicidio per aver manomesso l’impianto del gas della cucina di Lucia già due mesi prima dell’agguato avvenuto il 16 aprile del 2013, lesioni gravissime per l’agguato con l’acido e stalking per aver tormentato la donna con appostamenti e telefonate. Finora l’avvocato ha ammesso solo di aver commissionato a uno dei due albanesi con lui alla sbarra Rubin Talaban (ritenuto l’autore materiale dell’agguato) e Altistin Precetaj (ieri non presente) il danneggiamento dell’Audi nuova della Annibali. In apertura di dibattimento i legali di Varani hanno sollevato due eccezioni, che sono state entrambe respinte dal gip Maurizio Di Palma. La prima era di carattere più tecnico: secondo la difesa, non doveva essere concesso un processo immediato perchè, tra i reati contestati a Varani, il tentato omicidio e le lesioni gravissime, avrebbero richiesto il passaggio per l'udienza preliminare.

La seconda eccezione riguardava una lettera consegnata da Varani a un detenuto perchè la facesse arrivare ai presunti complici. Nello scritto, l'avvocato forniva loro indicazioni sulla condotta da tenere e le cose da dire. Il detenuto aveva consegnato però gli appunti dell'imputato al pm. I difensori di Varani hanno contestato la credibilità dell'uomo che, a loro, dire, avrebbe avuto vantaggi dalla “spiata”. Ieri si è anche appreso che la Cassazione ha giudicato inammissibile la loro richiesta di annullare l'ordinanza di custodia cautelare per tentato omicidio.

 

 

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