L'Archivio di Stato di Rimini?

Rimini

Cinquecento milioni di euro. Anzi, qualche milioncino in più. E’ questa la cifra “folle” indicata dalla Ragioneria dello Stato per dare un valore all’edificio che ospita l’Archivio di Stato di Rimini in piazzetta San Bernardino.

A dir poco ironica la dichiarazione del Vice Presidente della Provincia di Rimini, Carlo Bulletti. Eccone il testo.

«Non credo che tutti i riminesi conoscano cosa sia e dove stia l’Archivio di Stato di Rimini. Si tratta di un edificio situato in pieno centro storico, nella piazzetta di San Bernardino. Eppure, soprattutto in tempi di crisi, forse occorrerebbe informarsi meglio visto che è notizia di questi giorni, verificabile in tempo reale su un sobrio sito internet istituzionale, che le ultime stime dell’austera Ragioneria dello Stato valutano il citato edificio riminese esattamente 542.579.679,12 euro. Non è un refuso, quasi 550 milioni di euro, rendiconto della Ragioneria dello Stato alla mano, poco più di un quarto del museo italiano più conosciuto al mondo, quello degli Uffizi (1.962.554.893,62 euro, neanche due miliardi…), comunque tra gli archivi di stato più ‘dimessi’ in Emilia Romagna, visto che valore inferiore a solo il gemello di Ferrara (376.126.010,21 euro). Non è uno scherzo. Sono dati messi nero su bianco niente meno che sull’ultimo report disponibile (presentato a febbraio 2014) relativo al “patrimonio dello stato” 2012, da parte dell’organismo ministeriale che si occupa del bilancio di previsione e del rendiconto statale. E in questo documento ufficiale, l’Archivio di Stato di piazzetta San Bernardino ha un valore ‘a bilancio’ non tanto distante dall’intera prima linea alberghiera della costa riminese. Dare un valore venale a monumenti e beni artistici è cosa, insegnava lo stesso Totò nel celebre tentativo cinematografico di vendere il Colosseo all’ingenuo italoamericano, un po’ bizzarra e forse altrettanto sciocca, sia nei numeri primi (il patrimonio artistico-monumentale di proprietà dello Stato ubicato in Emilia Romagna varrebbe quasi 17 miliardi di euro, 4mila euro per abitante circa) che nelle correlate (il valore degli Archivi di stato è stato negli ultimi 5 anni al centro di una rivalutazione assolutamente eccezionale; basti pensare che nel patrimonio dello Stato del 2008 erano stimati in appena 71 milioni e 800 mila euro, mentre in quello del 2012 sono arrivati a valere 132,8 miliardi). Su queste cifre astronomiche si è già scatenato un dibattito infuocato tra gli addetti ai lavori, tutti scontenti, soprattutto chi- a ragione- sostiene che non esista che un Archivio di Stato come, ad esempio quello di Bologna, valga più del doppio degli Uffizi. Un argomento comunque attuale, se si pensa che un paio di settimane fa emerse pubblicamente come la Corte dei conti avesse aperto un’istruttoria contro le agenzie di rating, accusate di aver declassato l’Italia senza considerare il valore dei suoi “gioielli”, pellicole di Federico Fellini comprese. Senza spingerci oltre, anche nelle polemiche, riteniamolo un gioco con alla base però un argomento serio. Farci riflettere sull’incidenza potenziale, anche economica, che le opere d’arte e la cultura potrebbero avere nel contesto nazionale e sui singoli territori. Ecco, mettiamola così: anche la stima della Ragioneria dello Stato ci dice che anche dietro casa nostra si può contare su un patrimonio artistico unico e di valore inestimabile, una potenziale miniera d’oro celata tra i vicoli e le piazze dei nostri centri storici e dei paesaggi. Un patrimonio però non da tutti conosciuto. I numeri e le proporzioni non saranno esattamente quelli elencati, ma questi dati devono comunque far pensare circa le enormi potenzialità, perlopiù ancora inespresse, di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale locale. E su politiche pubbliche e private tese a ottimizzare queste potenzialità, piuttosto che cercare sempre e comunque la novità».

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