Falso allarme scuole chiuse, il giovane chiede scusa

Rimini

RIMINI. Alla fine lo scherzo ideato per ben due volte, lo ha travolto. Così ha chiesto scusa. Si tratta di un ragazzino che ha clonato il logo del Comune e lo ha allegato a un comunicato “ufficiale” per dire che dopo le scosse di terremoto le scuole sarebbero rimaste chiuse. Il tam tam su Whatsapp ha fatto il resto.

Dopo il secondo falso allarme, Palazzo Garampi ha prima stigmatizzato il fatto, poi ha girato tutto alla polizia postale. A questo punto, il giovane deve avere capito di averla fatta grossa e che il cerchio si stava stringendo. Così, probabilmente aiutato dai genitori, ha inviato una lettera al sindaco per chiedere scusa. A questo punto il Comune non ha alcuna intenzione di infierire e più avanti chiederà al giovane di impegnarsi in attività di volontariato.

Via. Si è quindi autodenunciato in una mail all’amministrazione comunale, scusandosi con la città, l’autore del falso post sui canali di Whatsapp con cui si annunciava per lunedì 31 ottobre, la chiusura delle scuole in seguito alle scosse di terremoto.

Si tratta di un sedicenne e, come scrive lui stesso nella lettera digitale, di «uno scherzo sciocco che ha creato un problema che non sono più riuscito a gestire».

Il post finto era dunque uno «scherzo per fare due risate» con i compagni di classe, ai quali ha subito dopo spiegato che si trattava di una bufala.

«Non avrei mai pensato a tali conseguenze - scrive il giovane - anche se con il senno di poi riconosco la stupidità delle mie azioni. Purtroppo ormai il danno è stato fatto e ho deciso di autodenunciarmi non per cercar di impietosire qualcuno, bensì perché ho capito la gravità della situazione e non voglio che venga perso del tempo cercando l’autore».

Il ragazzo dunque, scusandosi nuovamente con Comune e concittadini, si mostra «profondamente mortificato», e promette che «non succederà mai più nulla di tutto ciò».

Prende atto delle scuse pubbliche il Comune, «continuando a giudicare grave quanto accaduto, un misto tra leggerezza e incoscienza». Comunque, si tratta di un «primo, positivo gesto d’assunzione di responsabilità nei confronti della collettività da parte di un adolescente e, nello stesso tempo, di crescita personale».

Da qui la richiesta al ragazzo di «fornire la propria opera nel prossimo futuro a una delle iniziative di volontariato, sociali o culturali, a beneficio della comunità».

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