"Cresta" sulle raccomandate

Rimini

RIMINI. Avrebbe sottratto circa 2.500 euro in contanti versati dagli utenti del servizio postale, vidimando più di 400 lettere raccomandate come fossero già state affrancate dal cliente.

I soldi, invece di finire nella cassa, potrebbero essere finiti direttamente nelle tasche del dipendente infedele. L’uomo un impiegato postale di 47 anni addetto al servizio di ricezione postale di un ufficio di Rimini è stato infatti denunciato dalla polizia postale e delle comunicazioni di Rimini, a seguito di un controllo interno, con l’accusa di peculato e falso. In un caso sarebbe emerso infatti anche l’utilizzo di un timbro dell’amministrazione “taroccato” per far risultare come effettuato a suo nome il pagamento di un bollettino. Al momento però si tratta di semplici ipotesi avanzate dagli stessi ispettori postali e non ancora riscontrate dagli specialisti della polizia. Sarà il sostituto procuratore Davide Ercolani, titolare del fascicolo, a disporre eventualmente l’interrogatorio dell’indagato per dargli la possibilità di spiegare l’accaduto. C’è la possibilità che la discrepanza riguardo ai soldi sia dovuta a un utilizzo misto della macchina affrancatrice e che la differenza sia stata correttamente pagata dagli utenti attraverso l’acquisto di francobolli. Le operazioni sospette sono infatti legate all’accettazione delle distinte che raggruppano più raccomandate. I fatti sotto osservazione si sono svolti tra febbraio e dicembre 2013. Secondo gli ispettori l’uomo potrebbe aver registrato nella contabilità della propria cassa l’operazione per un valore pari a zero, inducendo le Poste a credere che le lettere raccomandate e assicurate fossero già state affrancate dai rispettivi utenti. In questo modo le lettere venivano regolarmente spedite e arrivavano a destinazione, mentre le Poste italiane effettuavano il servizio “gratuitamente”. Le indagini, ancora in fase embrionale e, come detto, non è scontato che . Per l’impiegato, già identificato, non è cambiato niente: lavora come operatore di sportello. Nel caso si riscontrassero irregolarità capaci di configurare davvero l’ipotizzato reato di peculato, e non ipotesi minori, il dipendente rischia, stando al codice, una pena pesante: da quattro a dieci anni di reclusione.

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