Gli salvano il nipotino, dona quasi un milione

Rimini

RIMINI. La notorietà è l’ultima tra le sue ambizioni. Gli hanno restituito alla vita un nipotino che altri avevano dato per morto. La ragione per cui ha accettato la ribalta sta tutta qua, nella riconoscenza verso chi ha saputo andare oltre quel «ci sono ben poche speranze».

Alfredo Aureli, tra i proprietari della Scm, da ieri è una sorta di eroe nazionale: ha donato quasi un milione di euro all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, dove finiscono i bambini nelle condizioni più disperate. Chiede però che si parli il meno possibile di lui e il più possibile del suo gesto nella speranza che qualche imprenditore facoltoso possa imitarlo. «Se ne parlo - sembra quasi giustificarsi Aureli - è unicamente per riconoscenza verso il Gaslini che mi ha chiesto di portare la mia testimonianza e con l’obiettivo di arrivare al cuore di qualcuno che possa emularmi».

Per raccontare questa storia bisogna tornare indietro di cinque anni. Davide, il piccolo della figlia, ha solo due anni e un tumore al cervello. «In un altro ospedale della regione ci avevano detto che restava ormai poco da fare. Ci siamo rivolti dunque al Gaslini, un po’ per disperazione, e per otto mesi abbiamo vissuto a Genova, insieme a mia figlia, mio genero, a Davide e al suo fratello gemello. Sono passati cinque anni da allora, Davide frequenta la seconda elementare ed è un bambino felice».

La battaglia contro il tumore non è stata affatto semplice. Maria Luisa Garré, direttrice del centro di neuro-oncologia infantile del Gaslini, ha avuto in cura Davide: «Dal primo momento abbiamo capito che il suo era un tumore che potevamo sradicare, e abbiamo deciso di giocarci la carta di una chemioterapia molto intensiva. Una cura forte con rischi di complicanze, ma con la possibilità di essere efficace in poco tempo».

Aureli si muove quando non sa ancora se Davide ce la farà. «La prima donazione era di 500mila euro e l’ho fatta - racconta - quando ancora la situazione di mio nipote era incerta. Eravamo rimasti colpiti, commossi, dalla grande umanità trovata al Gaslini. Così ho deciso che quei soldi sarebbero dovuti servire a migliorare ancora di più il capitale umano dell’ospedale, ad assumere medici appassionati e competenti». L’ex presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Rimini si è mosso con le dovute cautele, attraverso una donazione modale. «Ho nominato un comitato di controllo, formato da miei familiari, per verificare il buon uso del denaro da parte dell’ospedale. In caso contrario il Gaslini avrebbe dovuto restituirmi i soldi». Con quel denaro l’ospedale pediatrico genovese ha messo in piedi una squadra di neuro-oncologia specializzata nel medulloblastoma, il tumore cerebrale maligno più frequente nell’infanzia.

I risultati sono arrivati e nel frattempo Davide è guarito tanto che Alfredo Aureli ha deciso di devolvere al Gaslini altri 300mila euro, arrivando così a 800mila. I soldi dell’imprenditore verucchiese sono serviti ad assumere un chirurgo oncologico, una neuroradiologa che altrimenti si sarebbe trasferita a Toronto dove le avevano già offerto un posto, e una psicologa «figura quest’ultima - dice Garré - ancora poco riconosciuta dagli ospedali ma indispensabile per sostenere i bambini e le loro famiglie. Se non ci fosse saremmo perduti».

La gioia provata nel riavere il nipotino purtroppo si è scontrata con il dolore per la perdita della moglie, sempre a causa di un tumore: «La vita ti dà e ti toglie, è così». Non resta che guardare comunque avanti: «Ognuno di noi - conclude - è imprenditore della propria vita e deve contribuire allo sviluppo e al progresso. È per questo che ho deciso di aiutare questi medici. Ho la fortuna di poterlo fare, non vedo perché dovrei starmene con le mani in mano. Non ci trovo niente di eroico. Gli eroi sono la dottoressa Garré e la sua squadra di medici».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui