Stalking tra coppia di medici

Rimini

RIMINI. Un giorno si vide recapitare a casa addirittura degli arredi funebri. La corona di fiori era il macabro omaggio di una anonima persecutrice che da tempo lo tempestava di messaggi offensivi e minatori costringendolo a cambiare abitudini di vita.

Lui, un medico di mezza età, sospettava della sua unica “nemica”: la donna (anche lei medico) dalla quale si stava separando dopo svariati anni di matrimonio, ma l’aveva tenuta sotto controllo e aveva notato che tutto avveniva quando lei era nei dintorni o comunque poteva contare su un “alibi” di ferro. Ci sono voluti i carabinieri per smascherare la presunta stalker: la migliore amica della moglie che, probabilmente in combutta con lei e per suo conto (è questa l’ipotesi investigativa) molestava l’uomo ogni volta che ne aveva l’opportunità e l’altra era inattaccabile.

Con l’accusa di atti persecutori in concorso le due donne sono indagate e rischiano di dovere rispondere dei dispetti davanti a un giudice. L’inchiesta è infatti alle battute finali e la conseguente notifica dell’avviso di conclusione indagini farà da preludio alla probabile richiesta di rinvio a giudizio. Il pm Davide Ercolani, titolare del fascicolo e i carabinieri di Santarcangelo che hanno svolto gli accertamenti, sono infatti convinti di aver raccolto indizi sufficienti da una parte per attribuire i comportamenti diretti all’amica e dall’altra a considerare la moglie come “mandante”.

E’ emerso infatti che sulla scheda telefonica anonima, utilizzata per i messaggi minatori al medico da posti pubblici e cabine telefoniche di Milano e altre parti d’Italia, era riconducibile all’amica della moglie. Con quella infatti avrebbe chiamato anche dei familiari e, inoltre, gli spostamenti della donna coinciderebbero con le chiamate “persecutorie”. Le abitazioni delle due donne, nel corso delle indagini, sono state perquisite e il contenuto dei loro telefoni cellulari è stato esaminato per evidenziare i contatti tra loro. Da allora l’uomo, che come parte offesa si è rivolto all’avvocato Lucia Morri per tutelarsi legalmente, non ha più ricevuto alcun disturbo. La denuncia risale all’agosto del 2015. Le due donne indagate (rispettivamente difese dagli avvocati Umberto De Gregorio e Cristian Brighi) una volta notificato l’avviso di conclusione delle indagini (si è ancora nella fase preliminare) potranno chiedere di essere interrogate per raccontare la loro versione dei fatti e difendersi dalle accuse.

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