Alberghi chiusi, turisti trasferiti

Rimini

RIMINI. Il Tribunale di Rimini ha applicato la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza personale e patrimoniale nei confronti di un imprenditore di origine campana, residente da tempo a Rimini. Oltre alle limitazione riguardanti i suoi futuri spostamenti, i giudici - accogliendo la proposta del pm Luca Bertuzzi e condividendo - hanno sequestrato ai fini della confisca una serie di beni riconducibili al soggetto. Il provvedimento, eseguito ieri dai carabinieri di Rimini che hanno effettuato le investigazioni per conto della procura ha riguardato le quote societarie della società in liquidazione dell’imprenditore e le ditte individuali che gestiscono gli hotel “Austria” e “Corona” (i proprietari degli immobili non sono sfiorati dalla misura), secondo gli investigatori semplici prestanome dell’imprenditore.

Il destinatario del provvedimento del Tribunale, che è convinto di potere chiarire tutto e farà ricorso in Cassazione, è assistito dagli avvocati Tiziana Casali e Nicola Mazzacuva. Si tratta di Giuseppe Cerbucci, 36 anni, originario di Castellamare di Stabia (Napoli), a lungo tempo residente a Verucchio prima di trasferirsi a Rimini. La principale ragione del sequestro risiede nella sproporzione tra i beni posseduti (nel mirino c’erano anche un altro hotel, un bar e un’auto di lusso che nel frattempo ha venduto) rispetto al reddito dichiarato e all’attività svolta. La “prevenzione”, istituto teso a colpire personaggi legati alla criminalità e patrimoni sospetti, può infatti utilizzare elementi derivanti da procedimenti penali indipendentemente dal loro esito, facendosi carico di individuare circostanze rilevanti accertate nel giudizio penale e valutarle anche in un’ottica diversa. La pericolosità sociale dell’uomo sarebbe legata, nell’interpretazione della procura, nel fatto di essere stato sottoposto a misure che vanno dall’avviso orale di polizia all’affidamento ai servizi sociali e a condanne di varia natura, ma anche alla circostanza di essere in contatto con soggetti per i quali è stata documentata l’appartenenza a sodalizi criminali di tipo organizzato. C’è addirittura l’ombra di amicizie nel pianeta della ndrangheta. Nel corso delle indagini sul filone del calcioscommesse condotte dalla dda di Catanzaro (“Dirty soccer”) sono inoltre emersi rapporti con uno degli indagati. Una circostanza che ha in qualche modo riattualizzato i sospetti della procura sulle gestioni di alcuni alberghi dove emergerebbero indizi su possibili interposizioni reali e fiduciarie, in grado di assicurargli la continuità nella disponibilità del patrimonio, sia allo scopo di eludere i controlli sia di continuare a operare nel settore turistico.

Nel corso dei controlli sarebbe emerso poi come uno dei parcheggi degli hotel ospitasse spesso auto intestate a pregiudicati. Una serie di relazioni pericolose accompagnate da una ricchezza non giustificata dei redditi propri e familiari. Spetterà adesso a lui l’onere di dimostrare la regolarità del tutto.

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