Si tuffa al largo, muore 16enne

Rimini

RIMINI. Un tuffo in alto mare dal quale non è più riemerso. Maurizio Zanzani è stato recuperato dal padre che si è buttato in acqua dopo avere atteso di rivedere suo figlio riemergere: ha nuotato fino in profondità per recuperare il corpo ormai privo di sensi.

La tragedia ieri pomeriggio, a dodici miglia dalla costa pesarese, dove la famiglia Zanzani era arrivata a bordo del suo gommone insieme a una coppia di amici, partiti in mattinata dal porto di Rimini. Maurizio, 16 anni riminese, appassionato di nuoto, aveva gareggiato con la società Salvamento Rimini, aveva dimestichezza con l’acqua, con il mare, un giovane atleta la cui vita si è spezzata durante una domenica di svago con la famiglia. La piattaforma, del resto, è una meta da sempre molto frequentata in barca d’estate per fare il bagno. Maurizio è arrivato al porto canale di Pesaro in condizioni disperate dopo un tentativo di rianimazione avvenuto prima sul grande e capiente gommone di famiglia, proseguito poi sulla motovedetta Cp872 della Capitaneria di Porto e continuato sulla banchina con il personale del 118, precedentemente allertato, intervenuto tempestivamente sul posto.

Ogni operazione, ogni massaggio, ogni singolo disperato tentativo, sotto gli occhi della madre devastata dal dolore come il padre e gli amici presenti, è stato inutile. Secondo quanto ricostruito, durante una serie di immersioni, in apnea, intorno alle 15.30, il ragazzino ad un certo punto non sarebbe più riemerso.

Il padre, allarmato, si è allora tuffato e lo ha avvistato, ormai senza sensi, in profondità e lo ha riportato sul gommone. La chiamata alla Capitaneria pesarese, competente di quel tratto di mare, è arrivata alle ore 16. La partenza della motovedetta con gli operatori polivalenti della Croce Rossa Italiana, è avvenuta quasi istantaneamente e dopo alcune miglia ha intercettato tempestivamente il gommone, con il ragazzo ancora senza sensi nonostante il massaggio cardiaco continuo praticato dai presenti. L’autopsia chiarirà se si sia trattato di un malore, un’embolia, una sindrome da annegamento o altro. Sul corpo di Maurizio, una volta portato a bordo della motovedetta, sono proseguite anche durante il tragitto tutte le operazioni possibili di rianimazione. Ma le sue condizioni, nonostante l’intervento tempestivo e puntuale, sono apparse subito disperate. La motovedetta della Capitaneria ha attraccato al porto di Pesaro alle 17.30. Sul posto è entrato in azione il personale del 118, già allertato. Sotto gli occhi dei genitori sono proseguite, anche alla presenza di diversi passanti, le operazioni di rianimazione attraverso la ventilazione automatica. Il ragazzo è stato intubato, gli sono stati somministrati tutti i farmaci del caso, il massaggio cardiaco e le scariche del defibrillatore, per un’altra mezz’ora, non hanno dato gli esiti sperati. E’ scattato allora il trasporto all’ospedale San Salvatore di Pesaro dove, nel reparto di rianimazione, la medesima procedura è andata avanti per altri trenta minuti prima di constatarne il decesso.

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