Il tribunale della Libertà smonta le accuse: «Maestra anche brusca ma mai violenta»

Rimini

RIMINI. «Se nell’arco di un mese di videoriprese le condotte ritenute dagli inquirenti penalmente rilevanti hanno occupato un tempo pari a poco più di un minuto, risulta facile assumere che durante la massima parte delle giornate trascorse dai bambini all’asilo la Pacassoni abbia serbato sì un contegno rigoroso, senza però turbare, nel complesso, la serenità dell’ambiente».
È questo uno dei passaggi cardine della sentenza con cui il tribunale della di Libertà di Bologna ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari chiesta dal pubblico ministero Davide Ercolani e firmata dal giudice Fiorella Casadei, contro Loredana Pacassoni, maestra dell’asilo Il Delfino. Per i giudici felsinei chiamati in causa dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini, a carico dell’insegnante confinata per 21 giorni, non c’è nessun indizio di colpevolezza in ordine al reato di maltrattamenti verso i bambini; nessuna condotta violenta o aggressiva che possa autorizzare a far pensare ad un uso distorto dei metodi educativi, nessuna percossa, né alcun utilizzo di urla o espressioni ingiuriose. E ancora: nessuna turbativa alla serenità dell’ambiente scolastico.
A «quanto si è potuto constatare visionando i filmati» scrive il tribunale della Libertà, quello adottato dalla Pacassoni «è un modo di fare dell’indagata a tratti burbero, caratterizzato anche dal ricorso ad una certa energia fisica utilizzata per spostare, sollevandoli letteralmente di peso, i piccoli, finalizzato però, sempre a indurli a rispettare quelle che sono comuni regole igieniche come lavarsi le mani dopo aver fatto i bisogni fisiologici, o di disciplina, come rimettere a posto i giochi dopo il loro utilizzo, o mantenere una postura composta quando si è a tavola».
Una conclusione cui è giunta la stessa consulente della procura che nella sua perizia ha evidenziato come «quanto registrato nei filmati non costituisce la “prova più diretta a una volontà persecutoria nei con fronti dei bambini”, Una notazione questa che di fatto smentisce la possibilità di classificare le condotte dell’inquisita nella categoria dei maltrattamenti».
E ancora. Appurato che la Pacassoni «non è mai ricorsa alle percosse per mantenere la disciplina nella classe» i giudici scrivono che «le modalità di relazionarsi della cautelata coi bambini, come documentate dalle registrazioni, sono state anche brusche, ma non sono mai trascese in condotte violente o denotanti una particolare aggressività della donna. Anche se il tono di voce con cui la Pacassoni si rivolgeva ai bambini era sostenuto non è mai trasmodato in urla, né la donna ha apostrofato i piccoli con espressioni ingiuriose».
Per il tribunale della Libertà quindi «alla luce di quanto esposto si deve concludere che non sono ravvisabili nei confronti della pervenuta gravi indizi di colpevolezza in merito al delitto per cui si procede. Tale conclusione risulta anche corretta se si comparano i casi nei quali il delitto di maltrattamenti è stato ritenuto integrato dalla Suprema Corte (Cassazione ndr.) con quello in esame».
La maestra. «Ho sempre avuto fiducia che la vicenda sarebbe stata chiarita e il provvedimento del Tribunale di Bologna mi restituisce la serenità che avevo perso». Questo il commento di Loredana Pacassoni. Che aggiunge: «In questi 40 anni di insegnamento ho sempre e solo agito nell’interesse dei miei alunni e ancora oggi tanti di loro mi manifestano la loro riconoscenza. Ringrazio le persone che mi sono state vicino e che mi hanno sempre creduto».
I legali. Grande, ovviamente, la soddisfazione degli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini «perchè il tribunale della Libertà in questa fase ha restituito a Loredana Pacassoni la propria dignità di maestra». Legali che adesso «valuteranno ogni iniziativa legale a tutela della propria assistita, la cui vicenda è stata per lunghi giorni ingiustamente strumentalizzata da coloro che pur non conoscendo gli atti di indagine, hanno espresso commenti gravemente lesivi della sua reputazione». E di attacchi se ne sono sprecati a tutti i livelli.

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