«Bulli, denuncia senza allarmismo»

Rimini

RIMINI. «La scuola non assiste inerte, lavora». Ci tiene a metterlo bene in chiaro Agostina Melucci, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Rimini, dopo il clamore di questi giorni in cui è ritornato sotto i riflettori il fenomeno in crescita del bullismo. «Chi insegna e lavora nella scuola - specifica la Melucci - ha come bussola la cultura, nonché la legge che nella Costituzione è custodita. Un’azione pedagogica di orientamento etico e morale al rispetto della natura e dei diritti di cittadinanza sa trovare nella cultura una fondazione».

Ed è in considerazione dell’attenzione alla persona che la scuola mette in campo, che la dirigente invita sì alla prudenza ma no all’allarmismo. Un pericolo dal quale oggi non si è esenti, soprattutto se si considera, come ha rilevato nei giorni scorsi la Provincia, che uno studente su due è stato vittima di bullismo e in Tribunale dei minori ci finiscono 30 fascicoli all’anno legati a questo dirompente fenomeno. «Vari ragazzi, per fortuna non molti ma comunque troppi, si stanno perdendo nel caos monotono di internet e dei siti per giovani pensati spesso da adulti senza scrupoli. Si chiamano social network ma molti sono tutt’altro. A causa di questi, molti si stanno isolando dal reale, allacciano relazioni virtuali ma tanto più pericolose in quanto non corrette dall’incontro-scontro con la realtà. Riconosciuto questo, va detto che il giusto allarme - quando diventa allarmismo - può far danni anch’esso». E spiega come sia un atteggiamento non nato ieri: «Fenomeni di bullismo ci sono sempre stati, anche quando io frequentavo la scuola da studentessa. Scherzi spesso lievi ma a volte atroci, prese in giro mortificanti, persecuzioni dei soggetti più deboli stanno nella parte oscura del patrimonio di ricordi di ogni vecchio studente o studentessa. Cosa è cambiato? La frequentazione per molte ore al giorno dei cosiddetti social network. Degradato il sentimento del reale, le conseguenze - si pensa inconsapevolmente - le faremo sparire con un clic».

Ma la scuola ha idee e progetti per contrastare il fenomeno. «La scuola avvia la persona all’incontro con la vita nella pienezza. Lo fa attraverso le relazioni tra compagni, la dimensione educativa, l’istruzione nelle discipline. Soprattutto, nella scuola si cerca di far crescere la speranza, anche nel tempo del presunto declino e delle aspettative decrescenti sulla qualità della vita: noi diciamo ai giovani che sarà dura, ma che loro ce la possono fare e bene, senza violare l’etica».

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