Noto deejay pignora il marchio Cocoricò

Rimini

RIMINI. Il marchio Cocoricò è nelle mani di uno dei più conosciuti deejay italiani. La società di produzione torinese fondata dal re della consolle Gabry Ponte, noto al pubblico televisivo anche per aver fatto parte della giuria di “Amici”, ne ha infatti chiesto e ottenuto da tempo il pignoramento (davanti a un giudice del Tribunale di Perugia), a garanzia di un debito di circa duecentomila euro. L’etichetta torinese “Danceandlove” ha infatti scelto di aggredire quello che di fatto è il principale bene del gruppo legato allo storico locale amministrato da Fabrizio De Meis (il complesso aziendale del Cocoricò, muri e beni, è infatti di proprietà di una famiglia di albergatori). Analogo pignoramento riguarda il nome “Titilla”. Entrambi i marchi rischiano di andare all’asta se le serrate trattative in corso tra gli avvocati non rallenteranno il lungo e complesso iter previsto prima dell’eventuale aggiudicazione. Il patron Fabrizio De Meis ne ha perso, almeno temporaneamente, la disponibilità anche se il contenzioso in corso non impedisce la regolare attività della discoteca. Per rimettere subito le cose a posto sarebbe sufficiente saldare il debito, una strada che per il momento non è praticabile, come conferma l’avvocato Umberto De Gregorio, impegnato anche su questa partita oltre che su quella del salvataggio del Rimini calcio (società di proprietà del Gruppo Cococoricò). «Quella del marchio - spiega il legale - è una priorità alla quale stiamo lavorando. I problemi, che nascono dal periodo di inattività forzata, si risolveranno con l’arrivo della stagione estiva visto che il pignoramento non ci impedisce certo di lavorare». C’è però da convincere gli avvocati del team creativo alle spalle di Gabry Ponte - la Danceandlove ha prodotto brani come Tacatà dei Tacabro, Panico Paura, Beat On My Drum e Skyride - a non accelerare i tempi della vendita dei marchi. Nel frattempo sembra piovere sul bagnato. Indipendentemente dagli sforzi di De Meis in tema si sicurezza si torna a parlare in televisione in chiave negativa della prima discoteca d’Italia. Lo ha fatto la trasmissione “Le Iene” nel corso di un servizio, andato in onda domenica scorsa su Italia 1, e firmato dall’inviato Nicolò De Devitiis. Le telecamere nascoste documentano la facilità con la quale è possibile procurarsi delle droghe, mdma e cocaina, all’interno del locale. Ma quelle immagini risalgono all’estate scorsa, secondo quanto sostengono gli autori del servizio, addirittura alla vigilia della morte di Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello (Perugia) rimasto vittima di una dose fatale della sostanza. «Non ho visto il servizio - commenta l’avvocato De Gregorio - ma ne parlerò con Fabrizio De Meis e valuteremo insieme il da farsi a tutela dell’immagine del locale». A prescindere dall’attualità del documento, e quindi dall’opportunità di mandarlo in onda quando ormai molte cose sono cambiate al Cocoricò, resta la malinconia per l’indifferenza degli spacciatori di fronte all’inviato delle Iene che finge di dover soccorrere un amico colto da una crisi per la droga appena acquistata. La notte successiva quella che era una simulazione si trasformò purtroppo in tragica realtà.

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